Povertà: Grosso (Numeri pari), contro disuguaglianze e povertà “intraprese sociali, welfare municipale, economia civile”

La rete “Numeri pari” non nasce dal nulla ma “riprende la Costituzione italiana e la Carta di Nizza in questi ultimi anni messe da parte” e intende “potenziare l’azione tra ‘eguali’ nei territori costruendo iniziative locali” per un “effettivo welfare municipale”. Lo ha detto Leopoldo Grosso, presidente onorario del Gruppo Abele, intervenendo oggi a Roma alla presentazione della rete “Numeri pari” contro le disuguaglianze, per la giustizia sociale e la dignità, promossa da Gruppo Abele, Libera, Cnca e Rete della conoscenza. “Gli 80mila senza tetto” sono “la punta dell’iceberg della povertà in Italia” che ha anche il volto delle “350 famiglie sfrattate in cinque anni per morosità incolpevole, più di un milione di persone”, ha proseguito Grosso. L’altro risvolto della crisi, ha sottolineato, “è il forte attacco ai beni comuni: scuola pubblica e sistema sanitario nazionale”. Per il relatore “il miliardo e mezzo, anzi un po’ meno, che il governo ha messo sul tavolo come risorse per il contrasto alla povertà è insufficiente, vengono aiutate solo le famiglie che hanno un reddito inferiore ai 300 euro al mese, un criterio selettivo inaccettabile”. “Vogliamo rilanciare con le istituzioni disponibili – annuncia – iniziative sui territori. Il nodo a livello locale sono i Sia: i Comuni devono attivare l’aiuto economico ma molti, soprattutto quelli piccoli, non hanno risorse né di personale né di competenza. Il lavoro deve essere fatto insieme: pubblico e volontariato”. L’obiettivo, conclude Grosso, “è dare vita a intraprese sociali seguendo la strada dell’economia civile che può arrivare dove non arriva la politica”.

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