Minori stranieri non accompagnati: Aibi e suore di “Maria Bambina”, nasce “Casa Francesco” in provincia di Brescia

Un appartamento di semiautonomia, che si affiancherà a una comunità, destinato ai minori stranieri non accompagnati sarà attivato in provincia di Brescia. La struttura si chiamerà “Casa Francesco” e porterà quindi il nome del Pontefice: una sorta di “regalo” che l’Associazione Amici dei bambini (Aibi) e l’istituto religioso delle suore di Carità delle sante B. Capitanio e V. Gerosa (note come suore di “Maria Bambina”) vogliono dedicare al Papa che da sempre si è impegnato per promuovere una giusta accoglienza ai piccoli migranti. “Si tratta di una risposta alternativa alla tradizionale comunità per minori – spiega Diego Moretti, referente di “Bambini in Alto Mare”, altro progetto di Aibi nato per garantire un’accoglienza ai giovanissimi migranti soli -: c’è sempre un progetto e un accompagnamento educativo, ma più leggero. I ragazzi che vivranno nell’appartamento di semiautonomia avranno un livello di autonomia maggiore rispetto alle normali comunità. Ad aiutarli nel processo di integrazione ci saranno sempre gli operatori qualificati e le famiglie volontarie, ma questi saranno presenti solo in alcuni momenti della giornata. Tutto questo grazie alla sinergia tra Aibi e le suore della Carità, con cui c’è piena condivisione di ideali e valori”. L’idea nasce da un confronto a livello europeo. Aibi infatti ha partecipato, a novembre 2016, al corso di formazione “Alternative Family Care” svoltosi ad Amsterdam: in quell’occasione, 30 operatori di 20 diversi soggetti europei – tra ong ed enti pubblici – si sono confrontati sul modello olandese di accoglienza di tipo familiare dei giovanissimi migranti. L’iniziativa di “Casa Francesco” risponde all’“esigenza di adeguare il nostro sistema di accoglienza al modello più avanzato presente in Europa, quello dei Paesi Bassi”.
L’appartamento di semiautonomia si va ad aggiungere alle altre modalità di accoglienza dei minori stranieri non accompagnati già attivate da Ai.Bi. negli ultimi 3 anni. A cominciare dall’affido familiare, “un modello che purtroppo non ha trovato una risposta positiva da parte del sistema”, denuncia Moretti, che ricorda come poco più di una decina di minori sia stato destinato all’affido in famiglia, nonostante più di 2mila famiglie, in tutta Italia, abbiano offerto la propria disponibilità ad aprire le porte a un ragazzino appena sbarcato sulle nostre coste. A marzo 2016, inoltre, Aibi ha aperto, in provincia di Cremona, una comunità in cui la metà dei posti è dedicata proprio ai minori stranieri non accompagnati. “Casa Pinocchio – spiega Moretti – è un passaggio che permette di conoscere il ragazzo e mettere a punto la progettualità più adatta a lui. La convivenza fra minori fuori famiglia italiani e minori non accompagnati si sta rivelando una grande opportunità per tutti”.

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