Domenicani: fra Cadoré (maestro), “i rifugiati non sono gli altri”. L’impegno per accoglierli nei monasteri vuoti

“I rifugiati non sono gli altri: chi è in difficoltà condivide con noi un destino comune”. Lo ha detto fra Bruno Cadoré, maestro dell’Ordine dei Frati Predicatori (Domenicani), conversando con i giornalisti in Sala Stampa vaticana, nel giorno in cui comincia la fase finale delle celebrazioni per gli 800 anni dell’Ordine. “Tra i nostri fratelli e le nostre sorelle ce ne sono un buon numero le cui famiglie sono rifugiate”, ha reso noto il religioso citando il caso del Centrafrica. In Iraq, ha aggiunto, i padri domenicani “hanno perso tutte le loro case, negli ultimi dieci anni, e ora non sanno dove andare”. “Ciascuna provincia del nostro Ordine ha un progetto di aiuto nei confronti di profughi, migranti e rifugiati”, la testimonianza di Cadoré, secondo il quale “è normale mettere a disposizione di questi nostri fratelli in difficoltà i monasteri vuoti”, come accade ad esempio a Pisa, per restare entro i confini dell’Italia. Triplice, per il superiore dei domenicani, l’imperativo da raccogliere: “Non dimenticare i nostri fratelli e le nostre sorelle colpiti da questo dramma, come ci esorta a fare Papa Francesco; vedere cosa si può fare in alcuni Paesi, come in Europa, per accogliere quelli che vengono; aiutare ad elaborare politiche sui rifugiati”. “Bisogna aiutare i nostri Paesi – ha specificato Cadoré – a non crescere sulle spalle dei rifugiati, a non usarli, costruendo invece politiche con competenza”. Il punto di partenza, per il maestro, è la consapevolezza che “la compassione immediata che poi non porta frutto è pericolosa per i poveri”.

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