Cardinale Koch: 500° riforma, occasione per “intensificare il riavvicinamento tra luterani e cattolici”

“Una prima volta nella storia e un’opportunità che non possiamo lasciarci sfuggire per intensificare il riavvicinamento tra luterani e cattolici nella fede e nella vita della fede”. Così il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, definisce la commemorazione comune dei 500 anni dalla Riforma di Lutero. “Dopo una lunga storia di separazione – spiega in un editoriale de L’Osservatore Romano –  siamo stati in grado di superare, nella fede, il vecchio confessionalismo delle divisioni e ci siamo resi conto che la frattura del cristianesimo occidentale successiva alla Riforma non ha potuto distruggere la radice comune della fede cristiana”.

Da una parte “deriva protestante del cattolicesimo”, dall’altra “tradimento della Riforma”. Sono le due critiche ricevute, dagli opposti versanti, per l’incontro del 31 ottobre scorso, nella cattedrale luterana di Lund, in Svezia, dove Papa Francesco, insieme al vescovo Younan e al reverendo Junge, rispettivamente presidente e segretario generale della Federazione luterana mondiale, ha presieduto una preghiera ecumenica nel quadro della commemorazione comune cattolico-luterana della Riforma. La commemorazione del 2017, ricorda il cardinale, “è il primo centenario dell’inizio della Riforma che ha luogo in epoca ecumenica” e “non potrà essere celebrata come le altre dei secoli passati, quando prevalevano toni confessionalmente faziosi e polemici”. Nel movimento ecumenico, infatti, è giunta a maturazione l’idea che la Riforma “non riguardi soltanto i protestanti, ma anche i cattolici, e che, di conseguenza, la commemorazione della Riforma possa avvenire oggi soltanto in una comunione ecumenica”, che “risulta indispensabile se consideriamo l’odierna commemorazione della Riforma in se stessa, senza lasciarci influenzare dalle precedenti”.

Con la pubblicazione delle sue tesi, argomenta Koch citando lo storico della Chiesa protestante Thomas Kaufmann, Lutero voleva affrontare “la perdita di credibilità della sua amata Chiesa”, e salvare “la Chiesa papale di Roma, che amava”. Lutero, in altre parole,  “non voleva assolutamente la rottura con la Chiesa cattolica e la fondazione di una nuova Chiesa, ma aveva in mente il rinnovamento dell’intera cristianità nello spirito del Vangelo. A Lutero premeva una riforma sostanziale della Chiesa e non una Riforma che portasse alla disgregazione dell’unità della Chiesa. Il fatto che, all’epoca, questa sua idea di riforma non abbia potuto realizzarsi è dovuto in buona parte a fattori politici”. “Il vero e proprio successo della Riforma si realizzerà soltanto con il superamento delle divisioni dei cristiani che sono state ereditate dal passato e con il ripristino della Chiesa una e unica, rinnovata nello spirito del Vangelo”, afferma Koch menzionando il “contributo essenziale” del Concilio in questo senso. “La commemorazione del 2017, che ricorda gli inizi della Riforma, deve essere intesa dunque come un invito a ritornare alla preoccupazione originaria di Martin Lutero e a chiederci cosa essa significhi oggi, per cattolici e protestanti, così come per l’ecumenismo in generale, dopo cinquecento anni di divisione”, conclude il cardinale: “Se la commemorazione della Riforma si svolgerà in questo spirito, in modo congiunto, potremo attenderci da essa nuovi e coraggiosi impulsi per il processo di avvicinamento ecumenico tra cattolici e protestanti”.

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