Giornata migrante e rifugiato: card. Betori, “non voltarsi dall’altra parte, non chiudersi nell’egoismo”

“Sentiamoci impegnati tutti nell’offrire alla società una testimonianza di comunione nella diversità di etnie e culture che convivono nella medesima Chiesa e di cura dei più deboli con spirito di generosa accoglienza”. È l’esortazione espressa ieri dall’arcivescovo di Firenze, il cardinale Giuseppe Betori, nel corso della celebrazione eucaristica in occasione della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato. Nell’omelia, il card. Betori ha sottolineato che “indigenza, scarsa alfabetizzazione, ignoranza delle leggi e della cultura possono creare servitù fisiche e psicologiche, fino allo sfruttamento e a molteplici forme di schiavitù”. Per questo “occorre collaborazione tra gli stessi migranti e le comunità che li accolgono”, ha osservato l’arcivescovo, secondo cui “va favorita l’integrazione, promuovendo l’inserimento sociale da una parte e programmi di rimpatrio sicuro e assistito dall’altra”. “Ciò implica, soprattutto verso i minori, gestione dei flussi migratori, regolarizzazione delle posizioni personali, cooperazione tra Paesi d’origine e di accoglienza”, ha proseguito Betori, evidenziando che vanno assunte “decisioni e azioni atte a rimuovere le cause dei conflitti e quelle delle povertà endemiche” e capaci “di garantire a ciascuno percorsi concreti per accompagnarlo verso condizioni migliori di vita”. “A ciascuno di noi è chiesto di non voltarsi dall’altra parte, di non chiudersi nell’egoismo”, ha ammonito il cardinale, sottolineando che “non c’è qualcuno che ci è più prossimo: siamo noi a doverci far prossimi a tutti”. Betori ha voluto anche “esprimere gratitudine per il generoso servizio di organismi ecclesiali e della società civile, nonché delle istituzioni e di tanti volontari” impegnati “per offrire aiuto e vicinanza concreta a poveri ed emarginati, non solo immigrati, nelle nostre città”. “Si individuino condizioni e norme perché la loro azione possa svolgersi in modo efficace e capace di dare risposte adeguate alle necessità”, l’auspicio del cardinale.

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