Storia: inedito su Aldo Moro. Fraleigh (diplomatico Usa), “abile politico, ma gli manca il carisma di De Gasperi”

“Aldo Moro è uno dei più intelligenti e abili politici che sono apparsi sulla scena italiana dopo la morte di De Gasperi”. William Fraleigh, consigliere politico dell’ambasciata statunitense, esprime in una nota scritta indirizzata al dipartimento di Stato americano, il 14 settembre 1964 (conservata presso il National Archives and Record Administration, College Park, Maryland), un complesso giudizio su Aldo Moro, politico di prima fila nell’Italia del tempo. Il testo è inedito ed è stato fornito al Sir da Guido Formigoni, che lo riporta nel suo libro “Aldo Moro: lo statista e il suo dramma”, che uscirà nelle librerie domani per i tipi de Il Mulino. Formigoni, intervistato dal Sir su Moro in occasione del prossimo centenario della nascita, spiega in proposito che Fraleigh era “un diplomatico acuto, piuttosto conservatore. Dopo la travagliatissima crisi del primo governo Moro del luglio 1964 (quella in cui Segni aveva tentato di tutto per silurare il centro-sinistra e in cui si era profilato il piano Solo), si era ricostituito un governo con il Psi”. Sulle difficoltà della ripresa autunnale e sui caratteri della leadership di Moro, “egli mandò un lungo messaggio a Washington. Ci sono osservazioni tutt’altro che banali sulla capacità di leadership nascosta di Moro, anche se forse eccede, dal suo tipico punto di vista americano, nello svalutare la forza di Moro come figura riconosciuta dall’opinione pubblica”. “Senza Moro e la sua visione, capacità di negoziazione e brillantezza tattica, non ci sarebbe stato il centro-sinistra”, scrive il diplomatico Usa. “Ma Moro manca della forza dinamica e della personalità carismatica che aveva in abbondanza De Gasperi (e hanno altri meno brillanti e meno impegnati di Moro). Mentre ispira devozione tra i suoi più vicini collaboratori, egli irrita i più lontani e francamente annoia il pubblico. Ha poca o nessuna forza; dà l’impressione di inazione piuttosto che di obiettivi forti; i suoi tentativi di essere severamente realistico degenerano in un deprimente pessimismo”. E infine: “Pochi sono consapevoli del suo lavoro dietro le quinte, per cui non riceve credito pubblicamente. Come segretario della Dc poteva lavorare in pace relativa su problemi puramente politici; come primo ministro deve esporsi costantemente al pubblico, e egli non ha né l’allenamento, né il desiderio, né il talento per farlo con efficacia”.

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