Padre Jacques Hamel: parla per la prima volta l’uomo accoltellato dai due jihadisti. “La cosa più difficile, filmare la morte del mio amico”

“Filmare. I due ragazzi mi hanno preso per il collo e mi hanno messo una telecamera tra le mani e mi hanno detto: ‘Papy, tu filma’”. È stato questo il momento più brutto che Guy Coponet ha vissuto quella drammatica mattina del 26 luglio nella chiesa di Saint-Etienne-du-Rouvray dove è stato poi ucciso padre Jacques Hamel.
Guy e Janine Coponet sono la coppia di anziani (festeggiano quest’anno 63 anni di matrimonio) che quel giorno alla messa hanno assistito al massacro di padre Jacques. È la prima volta che Guy e Janine raccontano quanto hanno vissuto e lo fanno in una lunga intervista rilasciata a Famille Chretienne.
Guy è stato colpito con tre colpi di coltello, al braccio, alla schiena e alla gola, ma fortunatamente nessun colpo ha raggiunto organi vitali. “C’era come una mano divina – gli disse il medico che lo ha soccorso – che vi ha protetto… non è così strano da dire ma è come un miracolo”.
Guy, operaio in pensione, racconta al giornalista di Famille Chretienne quelle ore passate nella chiesa con i due giovani jihadisti : “Venivano a verificare la qualità delle immagini per controllare che non tremassi troppo. Ho dovuto filmare l’assassinio del mio amico padre Jacques! Non mi riprenderò mai. È stato il teatro della loro cosa sporca, della loro messa in scena. Volevano filmare un video destinato a fare il giro del mondo sulle reti sociali, e ciò avrebbe loro permesso di meritarsi il titolo della gloria di martiri di Allah”.
Dopo aver filmato la morte di padre Jacques, uno dei due ragazzi si è avventato su di lui. “Gli ho chiesto se aveva figli. Ed ho aggiunto: ‘Pensa ai tuoi genitori, sei su una cattiva strada, così finirai per ammazzarli di dolore’. A quale punto mi ha pugnalato, poi mi ha trascinato in fondo ai gradini dell’altare. Era tutto rosso intorno ma non mi rendevo conto che era il mio sangue che colava. Non ho sofferto sul momento. Ho pensato solo di serrare con la mano la ferita alla gola”. Guy rimane così a fare il “finto morto” per 45 minuti, prima dell’arrivo dei soccorsi.
Quel giorno Guy e Janine erano andati alla messa per festeggiare gli 87 anni di Guy. “Dopo tre colpi di coltello”, Janine era convinta che suo marito era morto, ma poi mentre uno degli attentatori la minacciava con una pistola alla testa (solo dopo ha saputo che era finta), si è girata verso il marito e si è accorta che muoveva una gamba. “Mi sono detta, è vivo. Signore, grazie”.

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