Referendum: Mirabelli, i cinque punti problematici della riforma costituzionale

La riforma costituzionale non risolve i principali problemi per cui è stata pensata, problemi che potevano essere affrontati efficacemente con altri strumenti. È questo il senso complessivo dell’intervento di Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte costituzionale, al seminario di approfondimento e di studio promosso oggi a Roma dalla Consulta nazionale delle aggregazioni laicali (Cnal) e da Retinopera in vista del referendum.
Secondo Mirabelli, il problema dei tempi del procedimento legislativo non è legato inevitabilmente al “bicameralismo paritario” ma dipende soprattutto dalla volontà politica. E la “soluzione ibrida”, che la riforma adotta per il Senato, non supera del tutto l’attuale assetto e apre la porta al rischio di un’“opposizione istituzionale” da parte dei rappresentanti delle Regioni. Quanto alla stabilità dei governi e al loro prestigio internazionale, Mirabelli afferma che dipendono dalla legge elettorale e dalle condizioni politiche reali, che non sono materia costituzionale. Così pure l’esigenza di tempi certi per l’approvazione delle leggi può essere garantita attraverso i regolamenti parlamentari. Sul rapporto Stato-Regioni, Mirabelli si dice convinto che la riforma non risolverà il problema del contenzioso. Il quinto tema è quello del rischio che “forze politiche antisistema possano avere strumenti per la conquista del potere”. Il presidente emerito della Consulta tiene a sottolineare che questo rischio oggi non sussiste, né è direttamente agevolato dalla riforma, ma “qualche indebolimento c’è” e siccome le Costituzioni restano in vigore per tempi lunghi è necessario tenerne conto. Mirabelli ha concluso auspicando che il tempo che ci separa dal referendum possa essere utilizzato per un approfondimento serio e documentato che eviti “le impostazioni emotive e sloganistiche”.

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