Rifugiati: Tavolo asilo, “governo italiano chiarisca su accordi segreti con Paesi non sicuri”

Una richiesta di chiarimenti al governo italiano per gli accordi segreti tra forze di polizia che sarebbero stati firmati con i governi del Sudan, Gambia, Egitto, Nigeria, Tunisia per i rimpatri forzati dei migranti. Accordi firmati senza il consenso del parlamento e verso Paesi “altamente insicuri e Stati dittatoriali”, in violazione del principio di non refoulement, che vieta di rimpatriare chi fugge da situazioni dove è  in pericolo di vita. Le 17 organizzazioni che aderiscono al Tavolo nazionale asilo (laiche e cattoliche, tra cui Caritas, Centro Astalli, Comunità di S.Egidio, Cnca) hanno denunciato oggi in una conferenza stampa al Senato questi accordi, che definiscono “gravissimi”, “totalmente illegittimi” e “inaccettabili”, tanto da “mettere in discussione  il principio stesso della convivenza civile”. L’episodio che ha richiamato l’attenzione su questa situazione è stato il rimpatrio forzato di 48 sudanesi il 24 agosto scorso, prelevati da Ventimiglia e imbarcati all’aeroporto di Torino verso il Sudan. In collegamento telefonico da Torino, l’avvocato Nicoletta Masuelli, con l’ausilio di una interprete, ha fatto parlare il suo assistito, uno dei 7 sudanesi prelevati ma rimasti in Italia solo perché  non c’era più  posto sull’aereo. Ora il ragazzo ha avuto il riconoscimento del diritto d’asilo ma ha raccontato l’incubo vissuto in quei giorni: “Sono del Darfur, io e la mia famiglia abbiamo subito persecuzioni, sono arrivato in Libia, poi in Sardegna, a Roma e a Ventimiglia – ha raccontato -. Qui la polizia ci ha fatto salire su un pullman, dove siamo stati 8 giorni, senza servizi igienici, con un solo panino al giorno e senza poter scendere liberamente. Poi siamo arrivati a Taranto, dove siamo stati 3 giorni, c’era un interprete ma non ci capivamo. Siamo stati costretti dalla polizia a firmare dei fogli. Ci hanno portati a Milano e poi all’aeroporto di Torino. Siccome non c’era più posto sull’aereo in 7 siamo rimasti in Italia”. Sulla base delle testimonianze raccolte, le organizzazioni del Tavolo asilo capitanate dall’Arci si stanno muovendo per chiarire i fatti e le responsabilità, coinvolgendo avvocati, parlamentari e senza escludere la possibilità di un ricorso alla Corte europea per i diritti umani di Strasburgo, che ha già condannato l’Italia per i respingimenti in mare verso la Libia. “La nostra è  una condanna unanime dell’accordo segreto con il Sudan – ha affermato Filippo Miraglia dell’Arci -. È assolutamente inaccettabile usare i soldi della cooperazione internazionale per dare aiuti a governi dittatoriali come quello del Sudan, pur di bloccare l’immigrazione, alimentando nell’opinione pubblica l’idea di invasione, le reazioni di chiusura, razzismo e xenofobia”. L’avvocato Salvatore Fachile ha spiegato i motivi per cui l’accordo con il Sudan è “totalmente illegittimo”, in violazione a leggi nazionali e convenzioni internazionali. Per Gianni Rufini, di Amnesty international, è “l’ennesimo simbolo dell’inettitudine, il cinismo e il panico con cui i governi stanno affrontando il fenomeno migratorio: un degrado gravissimo a cui non può seguire che un ulteriore peggioramento”. “Il governo deve una spiegazione a tutti noi”, hanno concluso le organizzazioni.

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