Bosnia Erzegovina: Poli (Iai), “referendum per indipendenza Republika Srpska rischia di riaprire i conflitti balcanici”

“Questi sembrano essere anni in cui referendum nazionali mettono a rischio la stabilità di intere regioni del mondo”. Mentre l’Ue fa i conti con Brexit e referendum ungherese sui migranti, “i Balcani non sono da meno”, osserva Eleonora Poli, ricercatrice Iai (Istituto affari internazionali di Roma), in un articolo intitolato “L’eco pericolosa del referendum in Bosnia”, sulla rivista on line “Affari internazionali”. “Il 25 settembre, la ‘Republika Srpska’, entità costituente all’interno della Bosnia Erzegovina, con un proprio governo, parlamento e sistema giudiziario, ha chiamato i propri cittadini alle urne per un referendum sulla possibilità di proclamare il 9 gennaio Festa della Repubblica”. Il 9 gennaio del 1992, poco prima dello scoppio della guerra dei Balcani, “la regione a maggioranza serba dichiarò la creazione di una repubblica indipendente dopo che Bosnia e Croazia notificarono la loro indipendenza dalla Jugoslavia”, chiarisce la ricercatrice. Il referendum, giudicato dalla Corte Costituzionale bosniaca incostituzionale “perché discriminante nei confronti dei cittadini bosniaci e croati del Paese, ha visto la partecipazione del 56% degli aventi diritti. Il 99,8% si è espresso a favore del sì”. In questo frangente, l’istituzionalizzazione di una festa nazionale della “Republika Srpska” crea “tensioni non solo in Bosnia ma nell’intera regione balcanica”, “riaprendo la possibilità a nuovi conflitti etnici nella regione”.
Poli chiarisce: “A prescindere dal risultato, il referendum non ha fatto altro che esacerbare tensioni già presenti che sono state ampiamente sfruttate politicamente sia a livello locale sia a livello internazionale”. “Mentre gli Stati Uniti hanno espresso più volte la loro contrarietà, la Russia sostiene apertamente i serbi della Bosnia e vede il referendum come un atto di naturale democrazia. Si tratta della risposta di Mosca all’appoggio degli Stati Uniti all’indipendenza del Kosovo dalla Serbia nel 2008, sulla base del quale non si vedono per Putin ragioni per bloccare processi analoghi in altre regioni del mondo”.

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