Cardinale Bagnasco: l’importanza dei “piccoli centri” per la “cultura dei legami”

Dalla tragedia del terremoto, “siamo richiamati all’importanza dei piccoli centri, dove la cultura dei legami, i mestieri antichi e nuovi, le tradizioni umane e religiose costruiscono un tessuto solido e dinamico, come un grembo che genera, sostiene e offre una visione alta della vita”. Lo ha detto il cardinale Angelo Bagnasco, aprendo il Consiglio permanente della Cei. “Meritano anche per questo ogni attenzione e cura, perché non si sfaldino nella malinconia del tramonto che una certa visione socio-economica ritiene non solo inevitabile, ma persino auspicabile”, ha proseguito, definendo i piccoli centri “una realtà preziosa, luoghi di fede e di umanità: anche chi ha fatto altre scelte rispetto alla fede cristiana, ne resta beneficamente toccato”. La globalizzazione, la tesi del presidente della Cei, “richiede un affronto non fatalista, ma sereno e critico, affinché la persona non venga spersonalizzata in nome di alcun interesse, né particolare né generale. Non è il ‘girare’ il mondo che allarga lo spirito: si può cambiare posto ogni giorno, conoscere ambienti, ma rimanere inconsistenti e meschini; mentre si può vivere tutta la vita in un punto e maturare una profondità interiore che dà visione e pace”. A fare la differenza, invece, “è il ‘come’ si vive ogni momento, con quale intensità, con quali valori e prospettive; un ‘come’ che si riflette nelle nostre tradizioni, nei riti, nei luoghi, nelle immagini sacre, nelle benedizioni su persone e cose. Tutto quanto, infatti, viene a contatto con noi, si impregna della nostra umanità che vive, spera, lavora”.

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