Migranti: Radaelli (arcivescovo Gorizia), “parrocchie un po’ chiuse, siamo tutti stranieri”

“Oggi forse le nostre parrocchie sono un po’ chiuse. Dovremmo aprirci di più e sentirci tutti stranieri, perché tutti siamo di casa per il Signore”: lo ha detto oggi l’arcivescovo di Gorizia, monsignor Carlo Roberto Maria Radaelli, vicepresidente di Caritas italiana, aprendo a Gorizia i lavori di Migramed 2016 organizzato da Caritas italiana, un viaggio studio tra Italia, Austria e Slovenia in corso fino al 23 settembre. Circa 150 i partecipanti, da oltre 50 Caritas diocesane e da Grecia, Francia, Slovenia, Serbia e Austria per parlare di “Storie di frontiera” dei migranti attraverso le rotte terrestri e marine. Noi siamo al confine con la Slovenia, parliamo due lingue, dovremmo comprendere meglio la condizione di straniero – ha affermato monsignor Radaelli -. Anche perché tutti siamo provvisori ma tutti siamo definitivi nel cuore di Dio”. Introducendo l’incontro Oliviero Forti, responsabile dell’area immigrazione di Caritas italiana, ha fatto riferimento ai lavori di costruzione del muro di Calais iniziati oggi, voluto dalla Gran Bretagna per impedire alle migliaia di profughi della cosiddetta “jungle” di Calais di passare la Manica nascondendosi sui tir. “In questa triste giornata – ha osservato – ci ritroviamo in questo territorio di frontiera da tutta Italia e Europa per riflettere sul tema preoccupante della continua costruzione di barriere e muri”.

 

 

 

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