Incontro di Assisi: domani al pranzo con il Papa anche la piccola Maria fuggita dalla Siria

C’è chi ha attraversato il Mediterraneo, “al buio e in mezzo agli squali”. Chi invece ha raggiunto la Grecia a piedi e ha tentato di superare i confini mettendosi sotto un camion. E tra loro c’è anche Maria, 6 anni, arrivata 4 mesi fa dalla Siria con i genitori. Sono 25 i profughi che ad Assisi mangeranno domani a pranzo con il Papa e i leader religiosi presenti alla preghiera per la pace nel grande refettorio del Sacro Convento. Sono musulmani e cristiani, cattolici e copti. Vengono da Siria, Pakistan, Afghanistan, Eritrea, Mali, Nigeria. 10 sono ospiti del Cara di Castel Nuovo, 5 della Caritas di Assisi e 10 giunti in Italia con il Papa da Lesbo e grazie ai corridoi umanitari organizzati dalla Comunità di Sant’Egidio e dalle Federazione delle Chiese evangeliche in Italia. Siederanno al tavolo con il Papa insieme al Patriarca ecumenico Bartolomeo, al patriarca siro-ortodosso Efrem e al filosofo polacco Zygmunt Bauman.

profughiTra di loro c’è anche una giovane famiglia di Damasco, Mohanad di 32 anni, Nour di 29 e Maria, 6 anni, la più piccola del gruppo. Sono arrivati dall’Italia 4 mesi fa. “Siamo scappati dalla Siria dopo che Mohanad è stato ferito – spiegano i due ragazzi alternandosi nel racconto – e dopo che la nostra casa è stata completamente distrutta. Abbiamo sofferto tantissimo”. Hanno raggiunto l’Italia passando dalla Turchia, poi da lì sono andati in Libia dove su un barcone sono riusciti ad arrivare in Sicilia, a Trapani. “Non si può capire cosa significhi attraversare il Mediterraneo su un barcone e di notte. Abbiamo visto anche gli squali”. Mohanad e Nour sono preoccupati per Maria. “Ci dispiace soprattutto per lei – dice Nour – perché lei, a differenza nostra, non ha avuto un’infanzia, ha conosciuto solo guerra e paura”. La loro meta, in realtà, non è rimanere in Italia ma raggiungere la propria comunità di amici e parenti in Norvegia o in Finlandia. “Siamo felici di incontrare il Papa. Noi sappiamo quanto lui ha a cuore la nostra terra”.

Il menu domani è all’insegna della semplicità francescana: bresaola con rughetta e formaggio; due assaggi di ricotta e spinaci e fusilli al sugo; tacchino con fagiolini e crostata di frutta. Tra i profughi che mangeranno con Francesco, ci sono anche i due ragazzi ai quali il Santo Padre ha lavato i piedi quest’anno in occasione del Giovedì santo. Sono Sira del Mali e Endurance della Nigeria. Sira annuncia con occhi pieni di gioia di aver ottenuto il permesso di soggiorno e di essere assunto al Cara di Castel Nuovo. E’ musulmano ma con il Papa ha un rapporto particolare. “E’ vero – dice – che ognuno prega Dio nel suo modo ma tutti ci rivolgiamo allo stesso Dio”. Ibrahim, invece, dall’Afghanistan è arrivato in Italia ormai da tre anni ma ha una storia incredibile alle spalle: ha raggiunto la Grecia a piedi e poi ha tentato di passare il confine mettendosi sotto un camion, “fino a che non mi hanno scoperto”.

dono-al-papaEccoli, i “profughi di Papa Francesco”. Accompagnati dal fondatore di “Auxilium”, Angelo Chiorazzo, mostrano una bandiera che hanno realizzato quando il Papa è andato a trovarli al Cara: un’immensa gigantografia con tutte le bandiere del mondo attorno alla parole “pace” scritta in tutte le lingue. In mezzo spicca la piccola firma che “Francesco” ha lasciato subito dopo la sua visita al Cara. Domani i ragazzi doneranno al Santo Padre una tela raffigurante i simboli delle religioni mondiali, la Croce, la mezza luna, la Menorah degli ebrei. E sotto un ponte che unisce le due sponde di un fiume, una frase di san Francesco: “Signore fai di me uno strumento della tua pace”.

 

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