Ccee: Sarajevo, bilancio dell’incontro sulle Opere di misericordia. “Urgente ridare speranza al Continente”

“In un tempo di grandi sfide, appare quanto mai urgente ridare speranza all’Europa. Questo è possibile attraverso una presenza che viva un amore cristiano evangelizzato che non si riduce a pure sentimentalismo”. È un tema emerso a Sarajevo, all’incontro sulle Opere di misericordia promosso dal Ccee. “Allo stesso tempo, i partecipanti – si legge i una nota – hanno più volte rilevato come la privatizzazione della fede nei Paesi secolarizzati ha spesso portato a una spaccatura tra le opere di misericordia spirituali e quelle materiali, in quanto le opere materiali, percepite come espressione pubblica della propria fede, non vengono sempre ben accolte dalle istituzioni secolari. Non di rado, infatti, l’apparato giuridico e amministrativo messo in campo dai Governi in Europa, pur apprezzando l’immenso servizio che le varie organizzazioni ecclesiali rendono all’intera società, sembrano voler ridurre l’impegno cristiano a mera filantropia privandolo dal suo riferimento religioso”. Se la Chiesa “condanna chiaramente un’attività caritatevole subordinata e motivata dal mero proselitismo, ricorda tuttavia che, per il cristiano, non è possibile separare le opere dalla propria fede, in quanto è proprio la persona di Cristo ad esserne fonte e sostegno”.
Nel suo messaggio ai partecipanti, Papa Francesco ha ricordato il bisogno di “contribuire alla rinascita dell’Europa” e a sognare “un nuovo umanesimo europeo” incoraggiando i “rappresentanti dell’episcopato europeo, a coinvolgere sempre più le comunità e le diverse realtà caritative e assistenziali nell’impegno ad annunciare il Vangelo a quanti hanno smarrito per varie cause l’orientamento della loro vita”. A Sarajevo, i responsabili degli organismi ecclesiali hanno anche ricordato come, di fronte alle varie forme di povertà, materiali e spirituali, sia necessario “non solo rispondere all’urgenza dettata dalla sofferenza, fornendo un servizio o una presenza che possa allievare il dolore del momento, ma piuttosto lavorare insieme alla persona in difficoltà, impegnando l’intera comunità”. Infine, a Sarajevo, città emblematica del nostro tempo per le molteplici sofferenze subite e le ferite ancora aperte da un conflitto durato anni e da accordi – quali quelli di Dayton – “che stanno favorendo una politica dell’inerzia e discriminatoria su base etnica, la misericordia della Chiesa è manifestata da numerose opere, come quella della Scuola per l’Europa, una delle sei opere di misericordia visitate dai partecipanti, aperta durante il conflitto, per testimoniare che la guerra non era una necessità, né la separazione etnica una fatalità, ma che la convivenza pacifica era ed è sempre possibile”.

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