Ccee: Sarajevo, bilancio dell’incontro sulle Opere di misericordia. “Il dovere cristiano di dare speranza”

Misericordia “significa non scappare dal dolore, dalle ingiustizie e dalle molteplici sofferenze del nostro tempo ma renderle occasioni di speranza e di salvezza attraverso l’amore cristiano. In qualsiasi opera di misericordia, è la persona umana, nella sua dignità e nella sua integrità, il punto di partenza e il fine dell’azione della Chiesa”: è quanto emerso, secondo una nota emessa oggi dal Ccee, all’incontro promosso dal Consiglio degli episcopati europei a Sarajevo (15-18 settembre), sulle “Opere di misericordia oggi in Europa”. L’appuntamento, organizzato dalla commissione Ccee Caritas in Veritate, in collaborazione con la Conferenza episcopale della Bosnia-Erzegovina, si è rivelato “l’occasione per una riflessione sull’urgenza, l’attualità della misericordia oggi in Europa e le diverse forme d’impegno della Chiesa”. I lavori hanno visto diversi momenti di riflessione e di testimonianza che hanno mostrato come “al centro dell’azione della Chiesa sta la persona umana. Non è a un anonimo individuo, ma è alla persona, nel limite del suo essere creatura sempre bisognosa di relazioni non solo umane e di sperimentare l’amore di Dio, verso cui si china la Chiesa quando dà da mangiare attraverso il Banco alimentare, quando visita i carceri, quando accoglie il migrante o il rifugiato, quando cura e visita l’ammalato, quando seppellisce i defunti, quando difende il lavoro dignitoso o porta nel mondo della politica il ricco patrimonio della dottrina sociale della Chiesa”.

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