Congresso eucaristico nazionale: la Confraternita della Misericordia dà un futuro alle detenute

Con una mano Eva tiene il ferro da stiro; con l’altra quasi accarezza il pigiama giunto da una casa di riposo. La sua pelle scura risalta sopra il bianco della stoffa. Ha 29 anni. Viene dall’Africa. E dal 2009 è in carcere, sorride benché sul volto appaia un filo di tristezza. Eva è in affidamento ai servizi sociali. E lavora: nella lavanderia della Venerabile Confraternita di misericordia di Genova, una delle 46 realtà visitate dai delegati del Congresso eucaristico. La sede è in un carruggio quasi perduto nel reticolo di vie del centro storico. Ed è lo specchio di questa silenziosa ma straordinaria opera di carità che un unico scopo: dare un futuro alle detenute. Con le visite nei penitenziari, ma soprattutto accogliendole oltre le sbarre. In sette si alternano ogni giorno davanti a lavatrici e asciugatrici. Hanno tutte sulle spalle una condanna penale.  Lei ce la sta facendo. Da quattro anni frequenta la lavanderia che le permette di avere un sussidio per il reinserimento. Alla lavanderia la Confraternita affianca la casa-famiglia dove fino a otto detenute possono vivere in semilibertà, chiarisce la referente Valeria Sartori. Poi ci sono i laboratori di cucito che offrono un sostegno (anche economico) ai parenti di chi recluso. Come Rachele, 43 anni, che ha visto entrambi i genitori dietro le sbarre. racconta mentre cuce a macchina.

(Giacomo Gambassi – Avvenire)

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