Cardinale Erdő: “scambio, dialogo e fratellanza tra i vescovi del continente” a servizio dell’Europa

“Il Ccee non è un organo decisionale, né un’autorità gerarchica continentale. La sua vocazione consiste nell’aiutare lo scambio, il dialogo e la fratellanza tra i vescovi del Continente”. Lo scrive il cardinale Péter Erdő, arcivescovo di Eszterdom-Budapest e presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee) dal 2006, nell’editoriale che apre il rapporto della Chiesa in Europa “Ecclesia in Europa” disponibile da oggi online sul sito del Ccee . Mentre i presidenti delle Conferenze episcopali in Europa si apprestano a celebrare la loro prossima assemblea plenaria nel Principato di Monaco (6-9 ottobre ) incentrata sul tema della missione del Ccee al servizio della Chiesa in Europa, il card. Erdő coglie l’occasione per ripercorrere nel suo editoriale le numerose iniziative organizzate in 10 anni alla guida del Consiglio: dalla Terza Assemblea ecumenica europea di Sibiu al Forum europeo cattolico-ortodosso, dalle Giornate sociali europee organizzate insieme alla Comece ai numerosi incontri volti a fare crescere la comunione e lo scambio dei doni tra le Conferenze episcopali. “Quando dieci anni fa a San Pietroburgo l’Assembla plenaria del Ccee ha voluto scegliere un vescovo ‘dell’Oriente europeo’ come presidente’ – scrive Erdő – era manifesta l’intenzione di promuovere lo scambio delle esperienze di fede, di vita ecclesiale e la condivisone fraterna che comprende tutti dall’Atlantico fino agli Urali, e ben oltre, fino all’Oceano Pacifico, poiché la Conferenza episcopale della Russia rappresenta le comunità cattoliche anche della parte asiatica di questo Paese”. Diverse le sfide per le Chiese e le società in Europa: tra queste la famiglia, i giovani, le migrazioni. Di qui il richiamo ai Sinodi del 2014 e 2015 e ad “Amoris Laetitia”, alla Gmg di Cracovia, alla canonizzazione di madre Teresa, “eroe della carità cristiana”.

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