Migranti: Scalabriniani, primi 33 richiedenti asilo accolti nel nuovo Cara di Siponto

Lo scorso 23 agosto sono arrivati i primi ospiti del nuovo Cara (Centro accoglienza richiedenti asilo) promosso a Siponto (Foggia) dai missionari scalabriniani e dall’Agenzia scalabriniana per la cooperazione allo sviluppo (Ascs), in continuità con la struttura già aperta a Roma per la terza accoglienza. L’edificio può accogliere 33 richiedenti asilo in una struttura adiacente all’attuale casa religiosa. Spiega p. Pio Finizio, direttore della struttura e dell’Ufficio Migrantes per la diocesi di Manfredonia, Vieste e San Giovanni Rotondo: “Il progetto, in dialogo costante con i referenti preposti dallo Stato, metterà al centro l’attenzione alle singole persone accolte e garantirà ai 33 ospiti” un clima “il più possibile familiare”. Nella struttura, aggiunge p. Gianni Borin, superiore regionale dei missionari operanti in Europa e Africa, “vengono accolti i migranti che intendono chiedere la protezione internazionale. Noi garantiamo loro l’alloggio, i pasti, l’assistenza legale e sanitaria, l’interprete e i servizi psico-sociali lungo tutta la loro permanenza”. Nel Cara i migranti, provenienti da Eritrea, Sudan, Somalia, Mali, Costa d’Avorio, Guinea, Sierra Leone, Ghana e Camerun possono restare per il tempo necessario affinché una delle dieci commissioni territoriali, competenti per l’esame delle domande di asilo, esamini la loro richiesta di protezione internazionale. La permanenza, dice ancora p. Finizio, dovrebbe “essere limitata al tempo strettamente necessario al successivo passo, ossia al trasferimento in strutture di seconda / terza accoglienza, come è il caso della nostra Casa Scalabrini 634 a Roma, per un efficace inserimento ed integrazione”. Dagli anni ’90 il territorio sipontino accoglie immigrati provenienti dal Nord e Centro Africa impiegati soprattutto nella raccolta di pomodori. Nell’ex base aerea Nato di Borgo Mezzanone possono trovare posto 600-700 richiedenti, in attesa di riconoscimento. Accanto ad essi sorgono, però, anche i vari “ghetti”, sovraffollati e dalle condizioni di vita disumane. Anche in queste situazioni da 25 anni sono all’opera gli scalabriniani nell’esperienza di campo “Io ci sto” (www.iocisto.org), appena concluso.

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