Terremoto: funerali a Pomezia. Mons. Semeraro (Albano), “al cristiano fa bene mettere in conto l’imprevisto e l’improvviso”

“In una cultura nella quale siamo sempre più abituati a tutto prevedere, prevenire, programmare, pianificare, organizzare; dove, coi nostri sondaggi e le nostre proiezioni vogliamo tutto anticipare … tutti noi ci sentiamo quasi sfidati da ciò che è imprevisto e improvviso. Anche quando ci giunge dalla natura, la quale pure fa il suo corso e altre volte, quando l’uomo non vi è coinvolto, per la grandiosità dei fenomeni desta in noi stupore e meraviglia!”. Lo ha sottolineato, oggi pomeriggio, monsignor Marcello Semeraro, vescovo di Albano, celebrando i funerali di sei vittime del terremoto in piazza Indipendenza, a Pomezia. Di qui la domanda: “Non sono state inventate e approntate strumentazioni adatte e sempre più sofisticate per prevedere un sisma, un’eruzione vulcanica, un cataclisma?”. Per monsignor Semeraro, “è giusto esigere che tutto funzioni. Forse, però, la questione non è di tipo scientifico e meccanico, ma di altro genere”. Infatti, “nella nostra vita ordinaria occorre sempre mettere in conto anche l’imprevisto e l’improvviso. E forse ci farebbe bene. A un cristiano di sicuro!”. Anche il Signore Gesù ci raccomanda di essere sempre “pronti” e “non lo dice per metterci angoscia, o perché stiamo in un perenne stato di ansia. È il contrario: per stare nella serenità del cuore. Avere una lampada accesa aiuta a non temere il buio. Lo dice anche per esortarci a essere attenti, non distratti e dissipati; e pure essere ‘vigilanti’: vigilando, cioè, sugli altri per custodirli, difenderli, proteggerli, aiutarli”. Esattamente “come in tanti, in queste ore così difficili, stanno facendo nelle zone colpite dal sisma e pure nelle nostre comunità”.

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