Diocesi: mons. D’Ambrosio (Lecce), “i poveri che hanno fame, quali attenzioni e rimorsi generano in noi?”

“I nostri santi patroni Oronzo, Giusto e Fortunato sono illustri non perché le loro imprese li hanno consegnati ai libri di storia. Sono illustri e degni di essere ricordati come ‘uomini di fede le cui opere giuste non sono dimenticate (Sir 44,10)’ e invocati perché sono i nostri padri nella fede, la fede che connota la nostra storia da sempre”. Ha esordito così monsignor Domenico Umberto D’Ambrosio, arcivescovo di Lecce, nell’omelia per il pontificale nella solennità dei santi patroni Oronzo, Giusto e Fortunato celebrato oggi in cattedrale. ” Sono illustri – ha aggiunto – perché santi che hanno consegnato la loro vita a Cristo fino al martirio”. Di qui l’invito a porsi diverse domande: “La professione e la testimonianza della nostra fede riescono a trasmettere e a portare il frutto dell’amore che Cristo chiede ai suoi discepoli? La qualità e la verità delle relazioni all’interno della nostra comunità, sono autenticate da spazi di amore, di reciproco rispetto e accoglienza, di disponibilità, di attenzione? O c’è ancora largo spazio al disinteresse per la casa comune?”. E ancora: “Privilegiamo i nostri personali interessi mortificando giuste attese di tanti nostri simili? La mancanza di lavoro, la disoccupazione, le famiglie piagate dalla povertà, i giovani che attendono, i poveri che hanno fame, quali attenzioni e quali rimorsi generano in noi?”. “Ci può lasciare tranquilli – l’ultimo interrogativo del presule – il sapere che ci sono altri erogatori (la Caritas, le mense, la Casa della carità, i punti ristoro, le parrocchie) che provvedono?”. Di qui l’auspicio conclusivo: “Cresca in tutti noi il frutto dell’amore vicendevole, della carità che soccorre, della generosità che vince gli egoismi e aumenti il numero dei molti che si sono fatti servitori dei fratelli laddove la carità della nostra Chiesa apre il suo cuore e dona il frutto dell’amore ai tanti che lo cercano perché non ne hanno”.

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