Settimane teologiche di Camaldoli: Adornato (Ist. Paolo VI), “stretto il rapporto con Montini”

Alla base dell’intuizione delle Settimane teologiche di Camaldoli – è stato ricordato in una giornata di studi storici, promossa dalla Fondazione Camaldoli Cultura in collaborazione con il Meic, per celebrare l’80° anniversario delle Settimane – ci fu soprattutto Montini: “Il suo rapporto con i laici impegnati a Camaldoli era molto stretto – conferma Giselda Adornato, dell’Istituto Paolo VI di Concesio – e a loro chiede di lavorare su due fronti: quello di costruire un autentico ‘sensus Ecclesiae’ e quello di cementare quell’unità tra cattolici necessaria per incidere nella società”. Un’influenza duratura: “Anche quando Montini non riesce a partecipare alle Settimane, si fa comunque presente con indicazioni sul programma e sui relatori, orientando in maniera determinante il ‘pensiero nuovo’ alla base del movimento cattolico-democratico del dopoguerra”.
Un segno di quanto fosse ardito il progetto di Righetti e Montini è la presenza di don Primo Mazzolari, che fu invitato a tenere le meditazioni della prima Settimana del 1936: “Una scelta coraggiosa – spiega Marta Margotti, dell’Università di Torino – dato che Mazzolari era già noto per le sue posizioni antifasciste e solo pochi mesi prima il suo libro ‘La più bella avventura’ era stato condannato dal Sant’Uffizio come ‘modernista’”. La Settimana del 1936 fu l’occasione per il parroco di Bozzolo “di proporre la sua visione di un cristianesimo aperto e di una ricerca di Dio senza tappe prefissate, dove l’importante è arrivare”. Per Margotti si tratta di “un messaggio certamente in contrasto con la visione irregimentata della Chiesa di quel tempo, ma in linea con l’idea di apertura alla società moderna che fermentava tra i Laureati cattolici”.

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