Società: Cantelmi (psichiatra), “singletudine fa rima con solitudine”

“La singletudine è un fenomeno legato alla rinuncia alla ‘progressione magnifica’ – esserci, ‘esserci-con’, ‘esserci-per’ – che permette di partire da un Io (l’esserci), per passare ad un Tu (l”esserci-con’) e infine giungere ad un Noi (l”esserci-per’), dimensione ultima e sola che apre alla generatività, alla creatività e all’oblatività”. Lo afferma lo psichiatra Tonino Cantelmi in una nota per il Sir. Secondo Cantelmi, “singletudine fa rima con solitudine, ma ormai è la condizione sempre più frequente o comunque più duratura nei Paesi più ricchi”. In Giappone, evidenzia lo psichiatra, sono “in costante e vertiginoso incremento le donne single”, mentre in Italia, “secondo alcuni dati, le mono-famiglie sfiorano il 30%. Certo, nulla a che vedere con la Svezia, dove siamo ormai al 50%”. Cantelmi punta l’attenzione sulla “spinta a rinunciare a una identità stabile, per entrare nell’unica dimensione possibile secondo i guru della postmodernità: quella della liquidità, ovvero quella dell’identità mutevole, difforme, dissociata e continuamente ambigua di chi è e, al tempo stesso, non è”. “Insomma – osserva – si tratta della demolizione dell’esserci, cioè del punto di partenza. Ed ecco che la possibilità più semplice è proprio la singletudine”. Per lo psichiatra “se all’uomo d’oggi è precluso il raggiungimento di una identità stabile, che si articola e si declina nelle varie dimensioni, come in quella psicoaffettiva e psicosessuale, la conseguenza prima è che l”esserci-con’ (per esempio la coppia) assume nuove e multiformi manifestazioni, fino a dissolversi impietosamente”. “Non è più il reciproco relazionarsi fra identità complementari (maschio-femmina per esempio), ma si riduce all’occasionale incontro tra bisogni individuali”. In sostanza, “è il trionfo dell’individualismo – conclude – e forse anche dell’infelicità”.

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