Educazione: D’Amato (sociologa), “i bambini leggono soprattutto storie che riguardano la quotidianità”

Messe da parte le “storie come quelle del passato che offrivano miti, valori e modelli di comportamento attraverso eroi”, i bambini di oggi “leggono soprattutto storie che riguardano la quotidianità”. È quanto rileva Marina D’Amato, docente di sociologia, sociologia delle comunicazioni di massa e sociologia dell’infanzia all’Università di Roma Tre, in un’intervista al Sir. Per D’Amato, “abituati, in qualche modo, dai cartoni animati, dalla televisione, dalle app e dai video che usano, i bambini sempre di più vivono l’immaginario come fatti della loro vita quotidiana”. Rispetto al passato, il racconto “non è più epico”, per cui “non c’è più un eroe che compie qualcosa di difficile da ottenere, ma è un episodio di vita quotidiana”. In sostanza “sono piccolissime situazioni, che non contengono più l’idea di un’etica di fondo, di un progetto ideologico, politico, religioso, morale, ma hanno solo un fine di intrattenimento”. Inoltre, “sono avventure, non una fiaba; episodi, non un racconto; l’hic et nunc, non un progetto”. Rispetto alle favole gender nelle scuole, D’Amato rileva che “in Italia ancora non abbiamo una legge che lo disponga, né una mentalità che accolga un’iniziativa simile”. Però “ci sono ancora singole opinioni che, senza un dibattito aperto e senza una presa di posizione reale, stanno serpeggiando come idee di novità. Sono un problema etico, morale, religioso, politico”. Se “in Francia, prima della decisione politica, c’è stato un dibattito feroce tra il governo e gli editori”, “da noi non si è aperto neanche il dibattito”. “Mi domando se il problema nel nostro Paese rispetto a questo non sia il silenzio”, afferma D’Amato, secondo cui “il fatto che le cose accadano senza un coinvolgimento degli attori principali – genitori, insegnanti, adolescenti stessi – è una dimensione surrettizia che io considero la peggiore”.

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