Aleppo: padre Alsabagh (parroco), “la gente è martoriata”

“In città la gente è martoriata. Le famiglie soffrono nell’animo, per la paura dei bombardamenti, delle malattie, dei traumi psicologici, del male prodotto ai loro bambini. Soffrono nel corpo perché hanno grandi difficoltà economiche. Manca tutto: acqua, luce, medicine, viveri. Manca il lavoro per guadagnare quel poco di pane necessario a sopravvivere. È una sofferenza continua quella che vivono le famiglie di Aleppo”. È la testimonianza al Sir di padre Ibrahim Alsabagh, francescano e parroco della cattedrale latina di san Francesco, ad Aleppo, città martire siriana. Davanti a tanto dolore padre Alsabagh non parla più di “emergenza” ma di “catastrofe umanitaria”. E porta degli esempi. “Chi vede Aleppo non può non restare impressionato. Aleppo oggi è come le città distrutte della Seconda Guerra Mondiale, o di epoche più recenti, come Sarajevo. Non credo che si sia mai vista una simile quantità e qualità di violenza come quella che sta distruggendo la Siria, e Aleppo in particolare. E non è ancora finita”. La guerra “continua come se niente fosse e semina sempre più morte, distruzione, profughi e rifugiati. Più che gli edifici e le strutture qui si sta distruggendo l’uomo”. Qui la voce del francescano s’incrina, fino a sussurrare un significativo “questo è ciò che mi amareggia”. Ricostruire strade, scuole e palazzi è sempre possibile, ma il cuore dell’uomo? “Non parlo solo di cristiani – sottolinea il parroco – ma di ogni uomo che vive qui, specie di quello che nel suo cuore rifiuta le armi perché vuole vivere in pace”.

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