Missionarie uccise in Burundi: mons. Zuppi (Bologna), martiri che insegnano a “sconfiggere il male con la mitezza”

“Il Burundi è uno dei Paesi dove il male ha segnato tragicamente la vita di generazioni di uomini e donne” e purtroppo non sappiamo, “a due anni di distanza, se la morte violenta delle missionarie saveriane Olga Raschietti, Lucia Pulici e Bernardetta Boggian abbia a che fare con le tensioni che attraversavano il Paese”. Lo scrive monsignor Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna, nella prefazione al libro “Va’, dona la vita! Storia, parole, morte di tre missionarie saveriane in Burundi” (Editrice Missionaria Italiana, in libreria da fine mese), curato da Teresina Caffi, nel quale sono ricostruite le vicende delle tre missionarie uccise nella periferia di Bujumbura il 6 e 7 settembre 2014. L’omicidio, avvenuto nella casa delle religiose a Kamenge (oggi divenuta una casa di preghiera), è ancora oggi avvolto nel mistero. Nella prefazione al volume, di cui “Avvenire” ha pubblicato il 18 agosto una sintesi, Zuppi afferma che il tratto caratteristico del servizio missionario delle tre saveriane è stato la capacità di “farsi uno con il popolo al quale sono state inviate. Si comprende solo in questa luce la scelta di ritornare in Africa, contro quanto potevano consigliare la salute e soprattutto l’età avanzata. Esse sono in realtà la testimonianza di una vita spesa fino alla fine, di una giovinezza del cuore, di una vecchiaia che non smette di avere sogni”. Le tre missionarie “sono i nuovi martiri che papa Francesco ci indica perché la nostra testimonianza si liberi dalla tiepidezza e dalla mediocrità, per cui ci sentiamo a posto per il poco che facciamo”. La loro “mite e ferma testimonianza” ci incoraggia a “non accomodarci mai con la mentalità del male e ad affrontarlo con l’unica forza capace di sconfiggerlo: la mitezza del cristiano, semplice come una colomba e astuto come un serpente”. Il volume verrà presentato al Meeting di Rimini il 24 agosto alla presenza della curatrice e di mons. Zuppi.

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