Toscana Oggi: Savagnone, “il Papa è uno, l’altro è emerito”. “Nessuna ambiguità” nel gesto di Benedetto XVI

“Il Papa è uno, l’altro è emerito”. Nell’editoriale dell’ultimo numero del settimanale regionale “Toscana Oggi”, Giuseppe Savagnone commenta questa risposa di Papa Francesco ad un giornalista nel viaggio di ritorno dall’Armenia, lo scorso 26 giugno. Una risposta, afferma, che “non ha nulla di sorprendente”. Più strano, invece, che Francesco “abbia dovuto farlo”. “Nessuna sfumatura di incertezza, nessuna ambiguità: compiendo un gesto di umiltà e di coraggio che, al di là di tanti suoi altri meriti, lo consegnava alla storia”, papa Ratzinger, ricorda Savagnone, “con piena libertà”, l’11 febbraio 2013 “si spogliava dell’altissima dignità istituzionale rivestita nel corso di quasi otto anni”. Lo spunto è venuto al giornalista da un recente discorso di monsignor Georg Ganswein, segretario di papa Ratzinger nominato dallo stesso Pontefice arcivescovo e prefetto della Casa pontificia. Secondo quanto riportato dalla stampa, osserva Savagnone, Ganswein avrebbe affermato che la parola chiave della Dichiarazione di rinuncia di Benedetto XVI è “munus petrinum”, spiegando i diversi significati del termine “munus” e concludendo “sorprendentemente”: Benedetto XVI “ha lasciato il soglio pontificio e tuttavia, con il passo dell’11 febbraio, non ha affatto abbandonato questo ministero”. Nel definire “deboluccia” l’argomentazione di monsignor Ganswein, Savagnone fa notare che con queste parole l’arcivescovo tedesco fa dire a Ratzinger “esattamente il contrario di quello che ha detto”. Un’affermazione “equivoca” e suscettibile, secondo l’autore dell’editoriale, di portare all’inaccettabile conclusione “che ci sono nella Chiesa due Papi”. Di qui l’auspicio che “il discorso sia stato mal riportato dai mezzi di comunicazione”, anche se “non risulta alcuna smentita”. “Anche in futuro vorrò servire di tutto cuore, con una vita dedicata alla preghiera, la Santa Chiesa di Dio”, le parole con cui Ratzinger ha indicato il posto “cui si è sentito chiamato da Dio”. “E noi – conclude Savagnone – gli siamo grati della chiarezza con cui ha parlato, anche se con una punta di nostalgia per i tempi in cui i segretari dei papi continuavano a fare il loro lavoro di segretari”.

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