Cardinale Koch: cinque indicazioni per il cammino ecumenico

Cinque indicazioni per il cammino  ecumenico. Ad offrirle è oggi il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, dalle colonne de L’Osservatore Romano. Paragonando il cammino ecumenico a quello dei discepoli verso Emmaus, Koch avverte: “L’esperienza ecumenica c’insegna che l’unità cresce nel camminare e che essere in cammino insieme significa praticare già l’unità” perché l’ecumenismo autentico “vive nella mutua partecipazione alla vita degli altri, nella gioia e nel dolore”. Oggi, aggiunge, dobbiamo infatti assistere a “persecuzioni di cristiani in una misura che è unica nella storia. I cristiani oggi non vengono perseguitati perché sono protestanti o pentecostali, ortodossi o cattolici, ma perché sono cristiani. Il martirio oggi è ecumenico, e dobbiamo parlare di un vero e proprio ecumenismo dei martiri o di un ecumenismo di sangue”. Di fatto, “il sangue di così tanti martiri nel mondo attuale non divide, ma unisce. Vedo nell’esperienza della persecuzione e del martirio, comune a tutti i cristiani, il segno più convincente dell’ecumenismo oggi. Ma in Europa lo prendiamo davvero sufficientemente sul serio?”. Per il cardinale Koch,  inoltre, “il superamento della divisione e il ripristino dell’unità possono diventare possibili solo sulla via di una lettura comune della sacra Scrittura”. E ancora: “Noi uomini non possiamo fare l’unità da soli”; l’unità “la possiamo solo ricevere, orientandoci alla volontà di Gesù e presentandogli questo desiderio nella preghiera” perché proprio la preghiera per l’unità dei cristiani “è e continua a essere il cuore pulsante di tutto il cammino ecumenico”. Infine l’invito a non rimanere “comodamente seduti” ma ad annunciare “ciò che hanno saputo, ben consapevoli che la credibilità della loro testimonianza dipende in modo sostanziale dal fatto” che “camminino insieme”. La preoccupazione di noi cristiani “per un buon futuro dell’Europa – conclude – verrà ascoltata solo se la testimoniamo in comunione ecumenica e la riempiamo di vita”.

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