Siria: Aibi, studio pilota “Vulnerable Children and Youth Studies”, con l’arte terapia si salvano i bambini dal suicidio

Dalla Turchia arriva la conferma che le attività di supporto psicosociale portate avanti da Amici dei Bambini in Siria sono importanti per aiutare i minori colpiti dal conflitto ad affrontare o superare i traumi legati alla guerra. Secondo un recente studio pilota effettuato su 64 bambini siriani tra i 7 e i 12 anni e residenti a Istanbul, pubblicato sulla rivista “Vulnerable Children and Youth Studies” (Studi sui bambini e gli adolescenti vulnerabili), i piccoli reduci dalla guerra sono ad alto rischio di sviluppare disturbi quali depressione, problemi comportamentali, aggressività, ansia e disordini da stress post-traumatico. “L’arte terapia di gruppo, a cui sono stati sottoposti, hanno dimostrato di essere efficaci nel ridurre una vasta serie di problemi psicologici comunemente sperimentati dai bambini siriani in condizioni simili – si legge nella nota di Amici dei bambini -. Gli intervistatori di lingua araba hanno utilizzato questionari e scale standard per valutare le esperienze traumatiche dei bambini e misurare i livelli di depressione, Ptsd (post traumatic stress disorder) e l’ansia prima e dopo il programma di arte terapia di cinque giorni. La terapia ha utilizzato le competenze per il programma di recupero psicologico per aiutare i bambini a migliorare le loro capacità di problem solving, esprimere e gestire i loro sentimenti, e aumentare il loro impegno sociale e l’autostima attraverso, l’arte, la danza e la musica”. All’inizio dello studio, “oltre la metà dei bambini (35) erano ad alto rischio di sviluppare Ptsd, circa un quarto (14) aveva già avuto sintomi di Ptsd, circa un quinto (10) ha mostrato gravi livelli di depressione e sintomi di stato d’ansia (6), e quasi un terzo (13) ha avuto gravi livelli di sintomi con tratti di ansia”. Una settimana dopo il programma, “i bambini hanno riportato significativi miglioramenti nei traumi, depressione e nei sintomi con tratti di ansia”.
Benché si faccia particolare riferimento ai minori che si trovano nella condizione di rifugiati in paesi stranieri, “i risultati della ricerca si possono certamente applicare – e a maggior ragione – a tutti quei bambini che si trovano ancora intrappolati in Siria, e vivono il dramma della guerra giorno dopo giorno”. Per questo Aibi è presente, con la campagna “Non lasciamoli soli” a Idlib, Binnish, Aleppo e ora anche a Homs, e Rural Damasco, con attività proprio di protezione dei minori. E lo fa in due modi: “Assicurando loro protezione fisica con la realizzazione di spazi sicuri e sotterranei come la ludoteca (a Binnish), dove giocare e stare con la loro mamma e papà e con la cura; secondo con il supporto psicologico e la formazione di operatori e familiari finalizzato a capire e interpretare fin dall’inizio anche i più piccoli segnali di disagio dei bambini e intervenire così tempestivamente”. Aibi, con l’associazione partner Ihsan, garantirà supporto psico-sociale a circa 2.700 minori e consisterà essenzialmente in due fasi. Il primo step vedrà un team di consulenti internazionali esperti di stress post-traumatico individuati da Aibi occuparsi della formazione di 91 operatori psico-sociali. La seconda fase del progetto vedrà quindi i 91 operatori lavorare a stretto contatto con i bambini. Attraverso momenti di gioco, sia libero che guidato, di riflessione e di dialogo, il personale formato cercherà di fare emergere i traumi che la guerra ha provocato in questi bambini. Tutte le attività avranno una base ludica che, offrendo ai piccoli siriani una valvola di sfogo dalle tensioni di ogni giorno e garantendo loro uno spazio per il gioco, permetterà di alleviare le conseguenze psicologiche di una tragedia infinita come la guerra.

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