Monsignor Galantino: strage di Dacca “smentisce equazione immigrazione uguale terrorismo”

“La strage di Dacca (ma non solo quella) ha inferto un colpo decisivo all’equazione – data per scontata dagli imprenditori della paura – tra immigrazione e terrorismo”. Al contrario “l’immigrazione – sul piano meramente economico – conviene; anzi ne abbiamo perfino bisogno”. Lo ha affermato oggi a Roma monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, intervenendo alla presentazione del XXV Rapporto immigrazione di Caritas italiana e Fondazione Migrantes.  “Dobbiamo riconoscere che a tutt’oggi gli attentatori non sono praticamente mai gente arrivata in Belgio, in Francia o in Bangladesh con i barconi – ha fatto notare -. Non a caso i commenti sull’identità degli autori del massacro oggi si appuntano sul fatto che si tratta di giovani rampolli di famiglie note e di ampie possibilità economiche, ben diverse dalla popolazione poverissima che abita il Paese”. Monsignor Galantino ha invitato a riflettere sull’uso del linguaggio. “L’uso di alcune parole (invasione, emergenza, crisi…) non aiuta certamente ad affrontare correttamente le trasformazioni in corso – ha detto -. Contribuisce, piuttosto, a falsare i dati reali e ad allargare la forbice tra percezione e realtà del fenomeno migratorio: 30% la percezione; 8,2% i numeri reali”.

Inoltre, ha rilevato il segretario generale della Cei, “la lettura integralista dell’Islam, che è alla base del terrorismo, sta ritardando – se non escludendo – la possibilità di incontro con l’esperienza di un Islam moderato”. “La riaffermazione del ruolo pubblico della religione cristiana, che alcuni Stati e alcuni movimenti stanno veicolando – ha precisato -, in realtà riduce l’esperienza religiosa a uno strumento da opporre all’altro. Se e quando si riesce – con grande realismo e senza facili irenismi – a guardare al fenomeno migratorio liberandolo da facili, deformanti e disinformate equazioni, è possibile percorrere un’altra strada”. La strada nella quale la Chiesa si riconosce “ha alcuni punti di riferimento molto chiari: l’immigrazione costringe a guardare la storia a partire dalla prospettiva di ‘quelli che non ce la fanno’; il fenomeno della mobilità va guardato con gli occhi – il più delle volte impauriti – dei ‘profughi'”.

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