Immigrazione: monsignor Di Tora (Migrantes), “cittadinanza per i minori stranieri, ricongiungimenti familiari e diritto al voto”

“Una cittadinanza per i minori stranieri (oltre 1 milione in Italia), ma anche un esercizio della cittadinanza per gli adulti sono due binari su cui corre una cultura dell’incontro che si traduca nella capacità anche di riconoscere peso alla rappresentanza del popolo dei migranti, superando anche le paure di chi vede nell’allargamento dell’esercizio del voto una debolezza e non una forza nel rinnovamento del nostro Paese”: sono alcune delle richieste avanzate oggi a Roma da monsignor Guerino Di Tora, vescovo ausiliare di Roma e presidente della Fondazione Migrantes, durante la presentazione del XXV Rapporto immigrazione Caritas/Migrantes. “Gli immigrati non possono essere qualificati solo come lavoratori: sono mariti, padri di famiglia, figli – ha sottolineato -. La famiglia, il ricongiungimento familiare, una politica familiare attenta alle nuove famiglie miste, sempre più crescenti, è il secondo luogo fondamentale da tutelare nella costruzione di una cultura dell’incontro”. Anche “ritardare i ricongiungimenti, lasciare troppi anni le persone, soprattutto i figli in un contesto di famiglia spezzata, amputata – ha ricordato – significa ritardare processi di inclusione sociale e di integrazione”. Purtroppo, ha rilevato, i tanti minori migranti presenti nelle nostre scuole, negli oratori, nelle associazioni, “non sono riconosciuti  ancora come cittadini italiani pur essendo nati nella maggior parte di casi in Italia o  pur avendo studiato in Italia: un grave ritardo che si trascina ancora oggi e che speriamo venga superato al più presto”.

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