Papa in Polonia: Vian (L’Osservatore Romano), ad Auschwitz “una lampada che arde per ricordare che il male non prevarrà”

“Una lampada che arde. Per ricordare e per ripetere al mondo che il male non prevarrà”. È quella deposta oggi da Papa Francesco davanti al “muro della morte” di Auschwitz. Con questa immagine Gian Maria Vian, direttore de “L’Osservatore Romano”, conclude l’editoriale odierno dedicato alla visita, “in silenzio”, del Pontefice al campo di sterminio polacco. Per Vian, l’incontro commosso con dodici sopravvissuti, quello con un gruppo di “giusti delle nazioni” che “seppero opporsi all’iniquità radicale della Shoah” e “la fiamma accesa in questi luoghi divenuti simbolo del male” resteranno “tra i segni più eloquenti del pontificato”. Senza bisogno di parole “se non quelle antichissime del salmista che grida a Dio, risuonate in ebraico e in polacco davanti al monumento che ricorda le vittime” e che “rompono le tenebre sorde del male”. La visita di Francesco ad Auschwitz e Birkenau, compiuta in precedenza anche da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, “si colloca al centro di questo viaggio papale”. Oggi Jorge Mario Bergoglio, successore dei “due Papi europei che hanno simbolicamente chiuso l’età della seconda guerra mondiale, e dunque gli anni indelebilmente macchiati dalla Shoah”, è tornato in silenzio “dove il male si è dispiegato in tutta la sua forza – prosegue l’editoriale -. Per implorare pietà dal Signore e ‘perdono per tanta crudeltà’, come ha lasciato scritto ad Auschwitz dopo aver pregato nel luogo dove morì Massimiliano Kolbe, il santo francescano che a questa ‘tempesta devastante’ (questo significa appunto il termine Shoah) ha resistito offrendo la sua vita per salvare un compagno di prigionia condannato a morte”.

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