Papa in Polonia: Di Segni (Ucei), “non possiamo permetterci un’altra Auschwitz per mano di altri”

La scelta di papa Francesco di non pronunciare discorsi formali nei campi di concentramento di Auschwitz-Birkenau è “un messaggio più forte di tanti altri e su una terra, che ha visto grida e urla, pregare in silenzio è sicuramente commovente”. Torna a commentare così la visita di questa mattina nei luoghi simbolo della Shoah, Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche in Italia, in un’intervista rilasciata al Sir. “Sono sicura che la voce del Papa è così forte che riesce a smuovere le coscienze. Auschwitz è l’annientamento di tutti i valori. Non possiamo permetterci un’altra Auschwitz per mano di altri. Con tutto il cuore guardiamo a lui e partecipiamo alla sua preghiera”. “Terrorismo, antisemitismo e odio si sono rafforzati in Europa”, osserva Di Segni che aggiunge: “C’è un pericolo. Dobbiamo imparare a riconoscerlo e ad arginarlo nei limiti del possibile, però vivere, vivere. La cosa più importante è vivere”.
Nell’intervista la presidente delle Comunità ebraiche invoca il ruolo dei leader religiosi: “È in corso una terza guerra mondiale. Una guerra che non schiera fucili e carro armati, che non è quella che abbiamo conosciuto sui libri di storia. È una guerra del tutto inedita nelle forme in cui si svolge: usa le armi delle reti sociali, il potere della psicologia, la forza delle parole. Andiamo verso i tempi di una guerra dichiarata che vuole annullare i nostri valori. Dobbiamo essere allora molto coraggiosi nel riconoscere quanto sta avvenendo, e nel saperci attrezzare. Io sono sicura che se siamo uniti, soprattutto le religioni, chiaramente compresa quella musulmana, possiamo al di là delle differenze far valere i nostri valori. Una resistenza trasversale, coraggiosa e consapevole, dalla quale nessuno può tirarsi indietro. Siamo tutti coinvolti”.

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