Casse private in Fondo Atlante: Ainc, “decisione gravissima”

“È grave, anche se non meraviglia, il cambio di indirizzo assunto in meno di un mese dal presidente dell’Adepp (Associazione degli enti previdenziali privati, ndr) passato ora a sostenere il Fondo Atlante. Riterrei però che i diritti delle casse di previdenza private non possono essere merce di scambio”. Lo sostiene il vicepresidente dell’Ainc (Associazione italiana notai cattolici), Andrea Dello Russo. “Il diritto a non essere accorpate (per le evidenti differenze che vi sono tra i singoli enti), il diritto ad avere un trattamento fiscale sulle rendite finanziarie quanto meno equiparato ai Fondi pensione (20% anziché 26%) e il diritto ad avere una piena autonomia (affermata peraltro dal Consiglio di Stato) restando fuori dalle spending review sono diritti che oggi emergono dal sistema e non hanno bisogno di essere oggetto di negoziazione alcuna. Non si può pretendere dalle Casse un aiuto al Governo in questi termini. Le Casse sono obbligate a fare gli interessi degli iscritti e non altri”, evidenzia l’Ainc. “Mi auguro che il Consiglio di amministrazione della cassa notarile adotti i dovuti provvedimenti a tutela dell’intera categoria e soprattutto dei colleghi giovani che soffrono sempre di più nell’approccio al lavoro per gli elevatissimi costi da sostenersi”, dichiara il presidente dell’Ainc, Roberto Dante Cogliandro.

“E’ paradossale – prosegue – che in pochissimi giorni si assuma una decisione così rischiosa per il patrimonio delle Casse, quando invece dal 2011 è ancora oggi in discussione lo schema di regolamento del ministero dell’Economia e delle finanze (Mef) di attuazione dell’articolo 14, comma 3, del decreto legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, in materia di investimento delle risorse finanziarie degli enti previdenziali (privati o privatizzati)”. Una gestazione così lunga “perché tale regolamento deve tracciare un quadro di riferimento prudenziale entro cui gli enti previdenziali interessati possano perseguire gli assetti che ritengono ottimali nell’investimento del proprio patrimonio, con il fine contestuale di garantire un’adeguata tutela degli interessi degli iscritti a fronte della contribuzione obbligatoria da questi ultimi effettuata”.

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