Attacco a chiesa in Francia: card. Tauran, “vincere il male con il bene o andiamo verso l’abisso”

“I miei sentimenti sono certamente sentimenti di ribellione. Quale ragione può giustificare un crimine del genere? Nessuna! E non può neanche essere la religione la ragione. Invocare il nome di Dio e assassinare un prete sull’altare rappresenta una escalation nel terrore. Stiamo andando dritti nell’abisso”. Lo ha detto in un’intervista a Radio Vaticana, il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, parlando della barbara uccisione di padre Jacques Hamel in Francia. “Finora – ha ricordato il porporato – si rispettavano almeno i luoghi di culto! Nella storia ci sono stati casi simili, ma non nel mondo di oggi. È veramente un qualcosa di insopportabile, siamo di fronte ad una nuova situazione e la Chiesa cattolica è stata attaccata: un prete ucciso sull’altare, mentre celebra l’Eucaristia… Queste cose non si possono improvvisare: è stato organizzato!”. Il cardinale ha espresso il timore che “sia qualcosa che durerà ancora. Ma è anche necessario chiedere alle autorità civili di utilizzare tutti i mezzi legittimi per assicurare la sicurezza dei cittadini”. Il cardinal Tauran ha sottolineato: “Ci troviamo a vivere un’epoca nuova. È necessario ritrovare l’umanità, la via interiore; riflettere e dirci che chi è diverso da noi non è necessariamente un nemico. E questo è il principio del dialogo interreligioso: è quello del quale io mi occupo principalmente. Dobbiamo tornare a confrontarci, ad ascoltarci, a comprenderci per compiere questo cammino insieme”. Per il porporato, “il vero grande pericolo è quello della radicalizzazione, della vendetta. Tutti questi atti seminano odio! Non possiamo essere felici senza gli altri, ma non possiamo neanche essere gli uni contro gli altri. C’è la frase di Einstein che dice: ‘Il mondo non morirà mai a causa dei cattivi, ma per coloro che li guardano fare, senza però fare niente’. È una cosa che è molto, molto importante oggi: non guardare solamente, ma agire! Io vorrei anche dire che in questa situazione siamo chiamati – noi cristiani – ad essere pronti a soffrire, anche a morire, perché il nome di Dio venga rispettato. Io credo che si debba avere il coraggio della differenza! Non c’è cristianesimo senza la Croce e io credo che il prete e tutte le vittime del terrorismo facciano parte del lungo elenco di martiri della Chiesa di ieri e di oggi”.

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