Strage a Monaco: Missionari Scalabriniani, “generazione in crisi d’identità”

“I fatti recenti di Monaco testimoniano la conferma di una tensione sociale crescente anche tra giovani, figli d’immigrati teoricamente integrati nella società, verso migranti e rifugiati. Il fatto desta preoccupazione e domanda un’analisi ed un’azione profonde, in quanto proviene, appunto, non da frange estremiste o nazionaliste già note per simili atti. L’allarme lanciato da studiosi quali il professor Boaz Ganor, della Lauder School of Government, Diplomacy & Strategy di Herzliya in Israele, che denuncia il senso di frustrazione e una specie di ‘lotta di classe’, più identitaria che economica, che segna alcuni tra i giovani di oggi, è stato raccolto da tempo dai missionari scalabriniani, impegnati anche sul fronte dell’educazione interculturale”. Lo sottolinea una nota diffusa oggi dai Missionari Scalabriniani. “Dobbiamo mettere subito in atto ogni possibile strategia affinché non si ripetano fatti sconcertanti che vedono protagonisti giovani, figli di un’immigrazione ritenuta oramai integrata nei paesi europei. Questo processo passa necessariamente dal mondo della scuola, con percorsi ordinari e a tutti i livelli di pedagogia interculturale e non a mo’ di ‘spot occasionali’, da quello dell’aggregazione tipicamente giovanile che ha, però, bisogno di spazi adeguati come di investimenti di idee nuove e di fondi a lungo termine, e dall’odierno complesso mondo del lavoro, affinché fornisca occasioni reali dove mettere a frutto le capacità dei giovani, autoctoni e non, vere colonne per il futuro di questa Europa multietnica”. Così si è espresso padre Gianni Borin, superiore dei missionari scalabriniani presenti in Europa e Africa, in seguito all’ultimo episodio di violenza avvenuto a Monaco.

Il profilo dell’assassino questa volta, pur nella sua complessa personalità, desta preoccupazione proprio perché a fare proprie delle motivazioni xenofobe e di intolleranza è stato un rappresentate delle seconde generazioni, un “trend”, questo, decisamente in aumento rispetto al passato. “Ovviamente – continua padre Borin – non si devono condannare tout court le comunità immigrate che vivono e contribuiscono in maniera sostanziale al benessere dell’Europa, però si deve denunciare a voce alta che a fronte della formazione e dello studio portato avanti dalle nuove generazioni, da giovani autoctoni e non, manca, nella società attuale, un minimo spiraglio di futuro, un orizzonte cui tendere con fiducia. Anche questo fattore provoca la ben nota crisi di identità e di ricerca di modelli estremi, anche nei giovani di seconda generazione, che la leadership politica europea deve decidersi ad affrontare senza più dilazioni”.

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