Zygmunt Zimowski: mons. Nykiel a Messa in suffragio, “immagine di Cristo buon pastore e buon samaritano”

“Un vero sacerdote e un autentico vescovo, immagine di Cristo Buon pastore e buon samaritano. Un uomo di preghiera e di vita interiore; un pastore mite, umile, accogliente con tutti: sacerdoti, religiosi e religiose, laici”. A delineare il ritratto di monsignor Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari, scomparso dopo una lunga malattia lo scorso 12 luglio, è questa sera nella chiesa romana di Santo Spirito in Sassia monsignor Krzysztof Nykiel, reggente della Penitenzieria apostolica. Il presule ha tenuto l’omelia durante la Messa organizzata dal Dicastero vaticano in suffragio del suo presidente. A presiedere il rito monsignor José Luis Redrado Marchite, già segretario del Pontificio Consiglio. Nykiel ha ripercorso la vita di Zimowski, nato in Polonia nel 1949, ordinato sacerdote nel 1973, nominato vescovo di Radom nel 2002 da Giovanni Paolo II e infine presidente del Dicastero della Santa Sede nel 2009 da Benedetto XVI. Diversi gli incarichi svolti dal presule, autore di numerose pubblicazioni. “Zelante annunciatore del Vangelo e fedele servitore della madre Chiesa, che tanto ha amato”, e dei Papi, “in particolare san Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco, i quali gli hanno dimostrato sempre fiducia, stima e amicizia”, ha aggiunto Nykiel. Il presule ha richiamato le opere realizzate dall’arcivescovo polacco nel suo Paese, in particolare una casa d’accoglienza per anziani non autosufficienti e un centro per giovani con problemi di salute. “L’accoglienza è molto importante: accoglienza dei poveri, degli abbandonati, dei malati. Il ‘chinarsi’ verso la persona sofferente, il malato, non a caso è una delle missioni, delle massime espressioni della virtù della misericordia”, disse Zimowski lo scorso novembre alla trentesima Conferenza internazionale promossa in Vaticano dal Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari. Anche durante la sua malattia non è venuto meno in lui “il desiderio di continuare a servire Cristo e la Chiesa con dedizione e passione – ha osservato ancora Nykiel -. Ha accolto la malattia con serena accettazione, come un dono di Dio e continuamente offriva le sue tante sofferenze per il Papa, per il bene della Chiesa, per gli ammalati, per la pace e la salvezza del mondo”.

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