Bangladesh: missionario del Pime, “attacco pianificato e organizzato” con possibile “concorso esterno”

“Siamo davanti ad un attacco pianificato e organizzato ben diverso da quelli avvenuti in passato che sembravano, per modalità, condotti da piccoli gruppi di estremisti poco organizzati. La sensazione è che questa strage sia avvenuta anche con un concorso esterno. Questo attentato cambia la situazione della sicurezza anche perché ha colpito la zona delle ambasciate, quella reputata più protetta. C’è da essere preoccupati”. Così al Sir, una fonte del Pime, il Pontificio istituto missioni estere, commenta la strage di Dacca, capitale del Bangladesh, dove in un attentato ad opera di terroristi islamici, hanno perso la vita 20 persone, molte delle quali italiane. “Questi attacchi – aggiunge la fonte che per motivi di sicurezza ha chiesto l’anonimato – danno visibilità e risonanza mediatica ai terroristi” come accadde per l’assassinio del cooperante italiano Cesare Tavella il 28 settembre del 2015, oppure per il ferimento di padre Piero Parolari, 56enne religioso originario di Lecco, da 30 anni in Bangladesh, ferito il 18 novembre 2015 a colpi di arma da fuoco nella città di Dinajpur, a oltre 400 km dalla capitale Dacca. “Il ristorante attaccato ieri sera solitamente cucina anche italiano dunque la presenza di stranieri era prevedibile. Colpendo loro i terroristi si sono assicurati una risonanza mediatica che non avrebbero avuto se avessero fatto strage solo di locali come solitamente accade nel Paese. Proprio di recente un capo della polizia locale era stato ucciso in un agguato, ultimo di una lunga serie di attentati contro persone reputate nemici e contro personalità delle minoranze religiose”. “Dopo l’agguato a padre Parolari i nostri missionari operanti nel nord sono sotto scorta” dice la fonte del Pime che ribadisce: “Le minoranze religiose sono da tempo sotto pressione. Due giorni fa hanno colpito un prete indù. Lo scorso dicembre le forze di polizia hanno sventato un attentato contro chiese cattoliche e cristiane della capitale”. Con la strage di Dacca, adesso la preoccupazione sale. “La capitale fino ad oggi era ritenuta sicura, gli stessi missionari avevano solo ricevuto la raccomandazione di usare prudenza”. “Io e i miei confratelli – conclude la fonte – siamo concordi nel dire che questo attacco è anche una reazione all’arresto da parte della polizia di diverse centinaia di estremisti islamici, e la dimostrazione che sono ancora attivi e operativi”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Italia

Informativa sulla Privacy