“Il rischio è di ritrovarsi con la rappresentanza politica indebolita, la rappresentanza sociale spiazzata e la democrazia diretta ridotta agli aspetti formali e tecnologici”. Così si è espresso Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte costituzionale, nella sua relazione sui “corpi intermedi” al seminario di Retinopera in corso ad Assisi. Mirabelli ha proposto una ricostruzione storica che vede il ruolo dei corpi intermedi emergere con la fine dei grandi totalitarismi del XX secolo e della loro pretesa di assorbire tutta l’esperienza umana. In Italia il riferimento è all’articolo 2 della Costituzione in cui si parla delle “formazioni sociali”, superando l’individualismo in un’ottica personalistica e comprendendo peraltro anche realtà come la famiglia che non possono essere propriamente considerate dei corpi intermedi. In un secondo momento il ruolo dei corpi intermedi è andato attenuandosi con una sorta di “istituzionalizzazione” di queste realtà, in un situazione di “libertà assistita” e di “compartecipazione alla decisione politica”. Il terzo passaggio, quello che stiamo vivendo, è segnato dalla “crisi della rappresentanza, sia politica che sociale”.
Mirabelli ha messo in evidenza “la tendenza a un rapporto diretto individuo-istituzioni”, con una tale enfasi che “ogni mediazione sembra appannare questo rapporto, rallentare le decisioni e portare all’ingovernabilità”. Si assiste a una “verticalizzazione del potere”, a una trasformazione della democrazia diretta, che pure esiste anche negli ordinamenti rappresentativi, in “democrazia permanentemente decidente”, con un ruolo essenziale delle nuove tecnologie, mentre “la rapidità tende a prevalere sui contenuti dell’azione politica”. La risposta a questo quadro preoccupante è “il rafforzamento delle istituzioni, non dal punto di vista formale e non per finalità conservative, ma attraverso un flusso di sangue vivo dalla società”.