Diocesi: Loreto, “Il pane della misericordia”, mostra dell’artista Zec. “Aiuto ai pellegrini per l’Anno Santo”

“Il pane della misericordia”: è il titolo della mostra allestita presso le Cantine del Bramante a Loreto, con opere dell’artista bosniaco Safet Zec. L’esposizione è stata promossa da mons. Giovanni Tonucci, arcivescovo delegato pontificio di Loreto come “aiuto ai pellegrini in visita al santuario della Santa Casa per vivere con ancor maggiore intensità e profondità quest’anno straordinario dedicato alla misericordia”. La mostra presenta oltre 80 tra dipinti e incisioni di Safet Zec, autore di una pala d’altare dedicata alla Deposizione di Cristo realizzata per la chiesa del Gesù, a Roma, benedetta e svelata da Papa Francesco, il 27 settembre 2014. La mostra alle Cantine del Bramante è integrata da tre opere di Zec esposte all’interno della basilica della Santa Casa, pensate per accompagnare il percorso giubilare: una presso la Cappella Spagnola, la seconda presso la Cappella Tedesca e una terza presso la Cappella Francese. “Sono tele intrise di storie, le nostre storie; di gesti, i nostri gesti; del nostro sangue e delle nostre lacrime – afferma nel suo intervento in catalogo Enzo Bianchi, priore di Bose -. Il pane” di Safet “commuove profondamente, perché dice la presenza che il pane richiede per essere spezzato da quelli che si chiamano compagni (da cum-panis)”.
Safet Zec, nato a Rogatica, in Bosnia-Erzegovina nel 1943, è ritenuto uno degli artisti più significativi del nostro tempo. La sua biografia è segnata dagli ancora recenti, tragici sconvolgimenti causati dalla guerra nella ex Jugoslavia. “Per anni mi sono portato dentro immagini indelebili di sofferenza, dolore, crudeltà – dice Zec -. Emozioni senza respiro di una guerra sconvolgente e atroce che, tratte dalla memoria, sono riuscito a liberare e fissare sulla tela”. Mons. Tonucci dal canto suo afferma: “L’opera che è forse la più importante fino ad ora realizzata da Safet Zec, per lo meno per il prestigio della collocazione, è la Deposizione collocata nella cappella della Passione nella chiesa del Gesù a Roma”. “Con una lunga e laboriosa elaborazione del soggetto, l’artista è entrato in dialogo con suoi predecessori, che avevano decorato quello spazio almeno tre secoli prima e ha saputo proporre la sua pala d’altare in un contesto barocco, in modo del tutto plausibile e ammirevole. Molti dei temi cari a Safet ritornano nella grande tela, elaborati e riproposti con assoluta originalità, in una composizione armonica e drammatica insieme”.

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