Bangladesh: padre Costa (Pom), “siamo impauriti”

“Dopo l’attentato di Dacca, siamo molto preoccupati per la crescita del terrorismo. Questi atti terroristici sono un danno per il Paese e per la sua immagine all’estero. La situazione che viviamo è davvero difficile”: lo dice all’Agenzia Fides p. Dilip Costa, direttore del Pontificie Opere Missionarie in Bangladesh, commentando l’ultimo episodio che ha scosso il Paese: le forze speciali hanno fatto irruzione mettendo fine con un blitz all’azione di un gruppo terroristico che teneva in ostaggio diversi stranieri in un ristorante di Dacca. Il bilancio, secondo Shahab Uddin, portavoce dell’esercito bengalese, sarebbe di venti civili uccisi dai jihadisti, tutti stranieri, per la maggior parte italiani e giapponesi. Padre Costa, impegnato come docente al Seminario di Dacca e collaboratore di una parrocchia locale, descrive l’atmosfera nel Paese: “È vero che la maggior parte dei musulmani condanna atti come questo e che i gruppi radicali sono minoritari. Ma i pericoli ci sono e anche noi cristiani li avvertiamo, dato che vi sono stati attacchi anche contro luoghi cristiani e missionari. Il governo dice di fare del suo meglio, ma evidentemente non è abbastanza per fermarli. Non sappiamo quanto diretto e concreto sia il legame dei gruppi radicali e violenti locali con lo Stato Islamico in Medio Oriente, ma certo questo è un rischio che corriamo”, aggiunge il direttore. Le istituzioni cristiane sono protette dalla polizia ma “tutte le minoranze vivono in uno stato di paura e non sappiamo dove questa precaria situazione condurrà la nazione. Come cristiani preghiamo e continuiamo la nostra missione soprattutto con le opere sociali”, conclude.

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