Diocesi: mons. Bertolone (Catanzaro-Squillace), “i kamikaze non sono martiri, ma persone che uccidono innocenti”

“Sogno una Catanzaro che continui ad amare e a lasciarsi amare dai migranti, dai poveri, dai rom, ma anche dai poveri catanzaresi che per dignità restano in disparte. Per loro non si fa mai abbastanza”. A dirlo questa mattina è stato l’arcivescovo di Catanzaro-Squillace, monsignor Vincenzo Bertolone, nella solennità di san Vitaliano, patrono della città capoluogo e della diocesi. Il presule ha parlato dei martiri e ha voluto ricordare i “tanti cristiani che in varie parti del mondo sono perseguitati a causa della fede”. “Coloro che uccidono” e si definiscono “martiri non sono tali: i kamikaze, infatti, non sono martiri, ma persone che uccidono innocenti e commettono efferati delitti. Il martire è tutt’altra cosa: usa l’arma del Vangelo; ama, non odia; non si toglie la vita, ma la dona; non cerca il martirio, ma, se costretto, è disposto a subirlo. La sua testimonianza è mite e pacifica”. Nell’omelia mons. Bertolone ha quindi sottolineato che “celebrare il santo patrono significa metterci tutti in ascolto del suo insegnamento e del suo esempio per scoprire che cosa ha da dire san Vitaliano a noi oggi, in un tempo in cui egoismo e prepotenza hanno la meglio su tutto, finanche su quei principi di libertà, fraternità e uguaglianza che la cultura moderna acclama come superamento delle religioni e della pietas del Dio che si fa uomo, carne tra la carne, a salvare l’uomo suo fratello”. Per il presule, che è anche presidente della Conferenza episcopale calabra, “Vangelo e illegalità sono incompatibili, ma ciò non esclude mai che gli stessi delinquenti e peccatori, proprio perché battezzati, non possano convertirsi”. “Il Dio di san Vitaliano – ha concluso mons. Bertolone – è pronto a perdonare sino a dimenticare il torto ricevuto, e a convincersi che nelle liti e in ogni discordia bisogna puntare sempre alla riconciliazione e alla pace”.

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