Scontro treni in Puglia: Delle Foglie su “Avvenire”, “alzare la voce e reagire è un dovere”

foto SIR/Marco Calvarese

“Quanto è tragicamente accaduto in Puglia deve suonare come una sveglia per tutti. Guai se dovessimo fermarci solo a piangere i nostri morti. Quando per decreto è stato illuministicamente eliminato l’Intervento straordinario nel Mezzogiorno, in tanti, meridionali compresi, si è brindato alla vera unificazione del Paese. A tanti anni di distanza, abbiamo poco da festeggiare. Il Sud è inchiodato, non solo alle proprie drammatiche responsabilità, ma anche alla propria arretratezza. Dalla scuola alle università, dalle ferrovie alle strade, dalle reti idriche alla banda larga. Alzare la voce e reagire è un dovere”. Lo scrive Domenico Delle Foglie, direttore del Sir, in un editoriale pubblicato oggi da “Avvenire” sulla strage ferroviaria avvenuta ieri in Puglia. “Solo qualche giorno fa – prosegue Delle Foglie – è stata diffusa la buona notizia del Pil meridionale che è tornato a crescere nel 2015 dell’uno per cento, dopo 7 anni di recessione. Un dato che ci ha rincuorato: non siamo perduti. Abbiamo resistito a questa lunga notte che ha distrutto, come una falce tagliente, il lavoro, l’impresa e la serenità delle famiglie. Ma lo Stato, in questi anni dov’era?”.

“Chi ha la fortuna di viaggiare sulle Frecce che collegano l’Italia che conta – scrive il direttore del Sir -, dovrebbe sperimentare almeno una volta cosa significhi viaggiare nelle periferie del Sud. I ritardi strutturali ci sono, così come gli sprechi documentati da inchieste giudiziarie che hanno travolto l’altra grande società ferroviaria pugliese (Ferrovie Sud-Est) sull’orlo del dissesto e commissariata per cattiva amministrazione. Guai, però, se i meridionali – e con loro le classi dirigenti del Sud – scaricassero le responsabilità su altri. Lo Stato ha il dovere di esserci, di garantire gli standard strutturali, di concorrere alla programmazione, di verificare le condizioni generali di strutture strategiche per gli spostamenti dei cittadini. Sempre in condizione di sicurezza. Il binario ferroviario unico, nel 2016, è l’emblema di un mondo vecchio. Fermo. Cristallizzato nei propri ritardi”.

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