Imprese: Istat, turnover negativo per sesto anno ma meglio del 2013

(DIRE-SIR) – Per il sesto anno consecutivo il saldo tra nascite e cessazioni (tasso netto di turnover) risulta negativo (-1,4%) ma si ridimensiona rispetto a quello registrato nel 2013 (-1,8%). Dopo quattro anni di flessione, nel 2014 torna a crescere la percentuale di imprese che sopravvivono ad un anno dalla nascita. È in attività il 76,8% di quelle nate nell’anno precedente mentre nel 2013 era ancora attivo il 76,1% delle imprese nate nel 2012. Sono 274.489 le imprese nate nel 2014, circa 2mila in meno rispetto al 2013, ma il tasso di natalità è rimasto stabile (7,1%). Nel 2014, 329.585 imprese hanno cessato la loro attività. Il tasso di mortalità totale è all’8,6%; pur essendo più elevato di quello di natalità è comunque in lieve calo (-0,2 punti percentuali) nel confronto con l’anno precedente. Complessivamente, natalità e mortalità hanno coinvolto circa 780mila posti di lavoro, con un saldo negativo di 105mila posizioni che deriva da 442mila posti di lavoro in meno a causa delle cessazioni d”impresa e 337mila posti creati dalle nascite. L’evoluzione dei tassi totali di natalità è esito di dinamiche parzialmente divergenti a livello di macro-settore e settore; rispetto al 2013 solo le imprese degli altri servizi sono in crescita (+0,4 punti percentuali) mentre registrano un calo quelle dell’Industria in senso stretto (-0,1 punti percentuali) e soprattutto le imprese delle costruzioni e del commercio (-0,3 punti percentuali entrambi).
Nell’ambito degli altri servizi – continua la nota dell’Istat – il tasso di natalità è particolarmente alto nelle Telecomunicazioni (16,2%) ma valori elevati e in crescita si registrano anche nei settori pubblicità e ricerche di mercato; altre attivita” professionali, scientifiche e tecniche (da 11,8 del 2013 a 13,7% del 2014), produzione di software e consulenza informatica (da 8,4 a 9,9%). Il tasso di mortalita” e” in calo in tutti i comparti, soprattutto nelle costruzioni (da 12 a 11,5%) e nel commercio (da 8,9 a 8,5%). Il Mezzogiorno (8,3%) e il Centro (7,7%) sono le ripartizioni che registrano i tassi di natalità più elevati e valori superiori alla media per i tassi di mortalità. È nel comparto degli altri servizi che si registra l’aumento più elevato del tasso di sopravvivenza ad un anno (da 73,9 a 77,1%), seguono le costruzioni (da 74,1 a 75,6%). Un calo della sopravvivenza si registra, invece, nel commercio (da 78,7 a 75,2%) e nell’Industria in senso stretto (da 84,5 a 83,9%). Le imprese che sopravvivono hanno incrementato nei primi quattro anni di attività la loro dimensione in termini di addetti. La dimensione media delle imprese nate nel 2010 e ancora attive a quattro anni dalla nascita passa da 1,4 a 2,5 addetti, ma cala di 0,1 nell’ultimo anno. La nuova occupazione attivata dalle imprese che sopravvivono dopo quattro anni, circa 150mila addetti in più rispetto ai livelli occupazionali del 2010 (+76,4%), non compensa il calo generato dalle imprese che non sopravvivono (-181 mila addetti circa). Solo nel caso dell’industria in senso stretto la nuova occupazione attivata dalle imprese sopravviventi a quattro anni riesce a superare la perdita di occupazione delle imprese in uscita (+24,2% rispetto al 2010); tutti gli altri macro-settori perdono addetti rispetto all”anno di nascita, si va dal 5,9% del commercio, al 10,1% degli altri servizi, fino al 30% delle costruzioni.

(www.dire.it)

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