Colombia: l’aiuto della diocesi di Cucuta ai venezuelani che passano la frontiera per reperire generi di prima necessità

“Dobbiamo essere, come Chiesa di Cucuta, la mano che accoglie, aiuta, rafforza”. Così si esprime in un’intervista al servizio informativo della Conferenza episcopale colombiana il vescovo di Cúcuta, monsignor Víctor Manuel Ochoa Cadavid, dopo che la scorsa settimana 35mila venezuelani hanno forzato il blocco della frontiera (chiusa dall’agosto 2015 per volontà delle autorità di Caracas) per cercare in Colombia, e in particolare nella città frontaliera di Cucuta, generi di prima necessità e medicinali. Il vescovo ha, dunque, assicurato accoglienza, pur specificando che i venezuelani “dovranno trovare la loro strada per risolvere la propria crisi sociale”. Prosegue monsignor Cadavid: “Come diocesi stiamo aiutando un gran numero di persone, preparando 550 kit alimentari da 20 Kg ciascuno e stiamo distribuendo più di 2mila aiuti a persone che, grazie alla collaborazione con il Programma mondiale dell’alimentazione, ricevono buoni da 39mila pesos (circa 12 euro, ndr). Certo, le frontiere esistono e vanno rispettate, ma dall’altra parte ci sono persone come noi”. Perciò conclude il vescovo, “dobbiamo aiutarli e amarli”.
Sulla vicenda ha preso posizione con un tweet pubblicato sul proprio profilo personale anche l’arcivescovo di Bogotá, il cardinale Rubén Salazar Gómez, presidente del Celam: “Il mio gradimento e appoggio ai colombiani che, come buoni samaritani, esercitano la solidarietà verso i nostri fratelli venezuelani”. Da tempo gli abitanti di entrambi i Paesi auspicano la riapertura della frontiera. In questo senso è in programma il 4 agosto un vertice tra i due Governi, mentre nel dipartimento colombiano del Norte de Santander da tempo sono attivi tavoli di lavoro sui temi della riapertura e della sicurezza in frontiera.

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