Cardinale Piovanelli: card. Betori a esequie, “uomo buono, uomo delle beatitudini”

“Uomo buono, uomo delle beatitudini”. Con questa definizione, il cardinale arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori ha concluso ieri sera nella cattedrale di Santa Maria del Fiore il ricordo del suo predecessore, cardinale Silvano Piovanelli scomparso il 9 luglio a 92 anni, al termine della celebrazione delle esequie. “Uomo del popolo, il vescovo Silvano è stato concretamente uomo del popolo fiorentino”, ha detto Betori, una “fiorentinità” che “lascia a noi, nei suoi testamenti, come un’eredità luminosa e impegnativa”. Piovanelli appartiene “a una significativa costellazione di grandi fiorentini che hanno illuminato la nostra città, e non solo essa, nella seconda metà del secolo scorso”, tra questi il cardinale Elia Dalla Costa, Davide Maria Turoldo, Giorgio La Pira. Nel mondo fiorentino, ha proseguito Betori, Piovanelli “si è mosso con l’atteggiamento del fratello e insieme del padre”, e si è caratterizzato per “la sua profonda ecclesialità. Egli si è sempre sentito nella continuità del servizio episcopale della nostra arcidiocesi e nell’abbraccio della comunione della Chiesa universale”. Profondo il suo legame con il Papa “da questi intensamente ricambiato, con evidenti gesti di affetto nella cappella di Santa Marta e in questa cattedrale e con parole di stima come quelle contenute nel telegramma” inviato al card. Betori affermando che il card. Piovanelli “ha servito con gioia e sapienza il vangelo e ha amato tenacemente la Chiesa”. Dopo avere rievocato il legame del porporato con i vescovi, toscani e italiani, e con i laici, sentiti “come fratelli e sorelle nel cammino della fede”, Betori ne ha sottolineato il rapporto “non meno bello e ricco” con “i nostri sacerdoti, sempre accolti, sempre compresi, sempre sostenuti e incoraggiati”. Una “esemplare figura di pastore” che trae alimento da “una profonda vita spirituale, in una chiara tensione contemplativa” fondata sulla “dedizione alla lettura e alla meditazione della parola di Dio” che ha voluto condividere con tutta la comunità diocesana “promuovendo il contatto diretto di tutti, clero e laici, con il testo biblico”. Questo, ha concluso Betori, il frutto “più importante e duraturo” del Sinodo diocesano della Chiesa fiorentina, celebrato tra il 1988 e il 1992.

 

 

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