Beni confiscati: i dati mancano o sono poco sicuri

In Italia i beni immobili confiscati alle mafie sono 23,576 (dati dell’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati, Anbsc) e sono concentrati principalmente in sei regioni: il 43,51% in Sicilia, il 12,76% in Campania, il 12% in Calabria, il 9,46 in Puglia, il 7,02% nel Lazio, il 6,88% in Lombardia. Ma non sono disponibili dati certi sul numero di beni utilizzati. Il problema è stato sottolineato oggi in occasione della presentazione alla stampa della proposta di un nuovo sistema di gestione formulata dal gruppo di lavoro coordinato dalla Fondazione con il Sud. Una recente ricerca di Libera ha censito autonomamente 525 soggetti del Terzo Settore che hanno valorizzato beni confiscati, ma nonostante investimenti milionari in sistemi informatici specializzati proprio per garantire un continuo scambio di informazioni, non esiste un dato ufficiale. Non va meglio sul fronte delle aziende confiscate: l’Ansbc ne segnala 3.585 ma, secondo gli ultimi dati disponibili, sono meno di 10 quelle date in gestione a cooperative di ex-dipendenti, mentre 1.893 risultano in carico all’Agenzia che non ne ha ancora deciso la destinazione. Non esistono dati sui beni mobili, così che – lo ha messo in evidenza anche la Corte dei conti in una relazione del luglio 2014 – non ci sono certezze neanche sulle risorse che affluiscono all’apposito Fondo unico di giustizia (Fug) costituito con una legge del 2008. Si tratta comunque di risorse molto ingenti, stimate intorno ai 3,5 miliardi di euro.

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