Migrante ucciso: mons. Demasi (Libera), “superare l’emergenza”

“Non è certamente facile la vita dei migranti della tendopoli-baraccopoli di San Ferdinando. Una vita fatta di stenti in condizioni di assoluto degrado che logora il corpo e la mente. Nonostante tutto questo, i ragazzi che abitano la tendopoli, grazie anche alla presenza ‘coagulante’ di un sacerdote quale don Roberto Meduri, riescono a vivere in un clima di pacifica convivenza fra di loro. Ma qualcuno di tanto in tanto avverte maggiormente il peso di questa situazione terribile e cerca di evadere con l’uso-abuso di alcool e conseguenti comportamenti violenti”. Per mons. Pino Demasi, referente di Libera per la Piana di Gioia Tauro, sta qui la “genesi” del grave episodio di ieri che ha portato alla morte di un giovane immigrato del Mali ucciso da un colpo di pistola sparato da un carabiniere dopo essere stato ferito dal giovane. Un episodio – spiega mons. Demasi – che suona come “campanello di allarme e che deve spingere tutti all’impegno per superare l’emergenza”. In questo senso “stiamo collaborando con la Prefettura per l’attuazione di un piano, sancito da un protocollo d’intesa, che prevede interventi su vari versanti”. Tra questi il superamento delle condizioni di “invivibilità con l’abbattimento dell’attuale tendopoli-baraccopoli” e la creazione di una nuova tendopoli per 450 persone con tutti i servizi necessari e la presenza di un “ente” che affianchi i migranti stessi nella gestione; lotta al lavoro nero e al caporalato ed elargizione di incentivi a chi insieme al “lavoro vero dà risposte dignitose nel campo abitativo” e iniziative di “vera integrazione”.

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