Francia: vescovi su riforma delle scuole private, “lotta alla radicalizzazione è necessaria ma non a qualsiasi prezzo”

“La libertà di insegnamento è in pericolo”. Con queste parole i vescovi francesi esprimono la loro preoccupazione in merito a una riforma che verrà annunciata questa mattina dal ministro dell’Educazione sulle modalità di apertura degli istituti di insegnamento “privato fuori contratto”. È intenzione del ministero sostituire al regime attuale di “dichiarazione” un criterio di “autorizzazione amministrativa preventiva” per l’apertura di questo tipo di scuole che negli anni 2011/2012 erano frequentate dal 17% degli studenti francesi.
“Per decenni – scrive in un comunicato il cardinale Jean-Pierre Ricard, arcivescovo di Bordeaux, presidente del Consiglio episcopale per l’insegnamento cattolico – la Chiesa ha manifestato la sua attenzione per la libertà di educazione. Ora, questo nuovo sistema di autorizzazione preventiva, rischia di violare, nonostante le assicurazioni, il principio di questa libertà costituzionale dettando le condizioni per l’apertura delle scuole. Oggi, l’episcopato francese intende, attraverso di me, esprimere preoccupazione e grandi riserve”.
Alla questione ha dedicato ampio spazio oggi il quotidiano cattolico “La Croix”: non esistono cifre certe sul numero delle scuole “cattoliche fuori contratto” presenti in Francia. I dati variano dalle 200 alle 300 realtà e sono legate per lo più a comunità religiose e congregazioni. Anche i loro legami con le Chiese locali variano: spesso il vescovo è avvertito della loro presenza ma in modo del tutto informale. Le nuove norme annunciate dal ministero dell’educazione mirano a dare regole più severe rispetto alla possibilità di apertura di queste scuole per evitare che possano diventare luoghi di radicalizzazione. Motivazioni – ammette il cardinale Ricard – che meritano di essere esaminate. La lotta contro la radicalizzazione – aggiunge – “è necessaria, ma non a qualsiasi prezzo e certamente non quello della libertà accademica. Il sistema attuale di dichiarazione, pienamente applicata, e se necessario rafforzata, risponde già da ora alle legittime richieste di controllo statale. Non vi è quindi alcuna necessità di riformare con fretta e mezzi impropri questioni importanti. Il nostro Paese ha bisogno di pacificazione per resistere alla violenza che l’affligge. Il nostro Paese ha bisogno di confermare la sua scelta di libertà quando il suo modello democratico è in discussione. Credo nella saggezza del ‘buon senso’. Mi appello alla responsabilità del governo e del suo ministro della Pubblica Istruzione”.

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