Omicidio-suicidio Taranto: mons. Santoro (arcivescovo), “avvertiamo un senso di smarrimento e d’impotenza”

“Sebbene mi si stringa un nodo in gola, non posso far mancare alla comunità tarantina la mia parola di vicinanza e soprattutto il mio appello alla preghiera nel giorno in cui un terribile fatto di cronaca sconvolge il capoluogo jonico. Quando la violenza si sprigiona in maniera irrazionale e omicida all’interno della famiglia, che per sua natura è il rifugio di ciascuno di noi, il posto sicuro dove si vive il dono stesso della vita e della tenerezza, avvertiamo un senso di smarrimento e d’impotenza”. Lo scrive monsignor Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto, in un messaggio di cordoglio e riflessione per l’omicidio-suicidio nel quale è stata sterminata una famiglia tarantina. Il presule
sente “il dovere di condannare con forza ogni forma di violenza, ogni privazione della libertà altrui, ogni mancanza specie verso donne e bambini”. “La famiglia, che è la cellula della società, il fondamento, la piccola chiesa, rivela ai giorni nostri il suo volto vulnerabile – sottolinea monsignor Santoro -, perché è lì che si concentrano anche i nostri mali sociali, l’incapacità di un amore sano, il rispetto della libertà altrui, l’uso arbitrario di beni indisponibili, primo fra tutti, in assoluto, quello della vita. Ciò che è avvenuto è disumano, tanto disumano e snaturato è il togliere la vita a un figlio, al proprio bimbo e ferire a morte la persona a cui si è giurato amore”.
In questo “giorno infelice”, l’arcivescovo raccomanda a ciascuno “di non cercare di avventurarsi ripercorrendo le strade della disperazione e della follia che acceca, per trovare spiegazioni di ciò che comprensibile non è. Cominciamo invece a prendere consapevolezza che la famiglia ha bisogno di aiuto, che le nostre relazioni hanno bisogno di essere purificate, che occorre renderci veramente prossimi in ogni situazione di fragilità e di crisi dei rapporti”. Di qui l’invito: “Non lasciamoci rapire dal vortice di tanta bruttezza ma cerchiamo di reagire a partire dal racconto che faremo di queste ore di sangue, senza divulgare violenza e senza saccheggiare la vita privata di questa famiglia. Penso, ad esempio, alla confusione e al timore che possono essere generati nei nostri bambini da un fatto del genere!”. Monsignor Santoro chiede “di pregare e di pregare tanto. Affido a Dio la nostra sorella Federica con il suo bambino Andrea, così come affido al Buon Pastore anche Luigi che inghiottito dal buio ha distrutto tutto quello che gli era stato donato e affidato”. In ultimo “non possiamo non pensare ai genitori, ai nonni di Federica e Luigi, la cui sofferenza sicuramente è indicibile, ci rendiamo ad essi vicini e sinceramente solidali perché trovino la forza di andare avanti”.

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