Cinema: don Milani (Feds), “Cannes ha ritrovato quest’anno un profondo sguardo valoriale”

Il Festival di Cannes “ha ritrovato quest’anno un profondo sguardo valoriale: le relazioni sociali, la violenza, i rapporti familiari e tra generazioni, ciò che è profondamente umano…”. Lo scrive don Davide Milani, presidente delle Fondazione Ente dello Spettacolo (Feds), nell’editoriale “L’uomo contro la macchina”, pubblicato nel numero di giugno della “Rivista del Cinematografo”. Oltre a Ken Loach, che ha conquistato con “I, Daniel Blake” la Palma d’Oro, osserva don Milani, “sono state premiate opere che si sono preoccupate di dare un giudizio morale (senza scadere nel moraleggiante) sul reale: Cristian Mungiu con ‘Bacalaureat’ (migliore regia), Asghar Farhadi con ‘The Salesman’ (migliore sceneggiatura), vincitore con Shahab Hosseini anche come migliore attore. Senza dimenticare i film di valore di chi è rimasto fuori dal palmarès: i Dardenne con ‘La fille inconnue’ e Maren Ade con ‘Toni Erdmann’”. Ken Loach, “Premio Bresson” della Fondazione Ente dello Spettacolo nel 2012, ha trionfato sulla Croisette dieci anni dopo la vittoria con “Il vento che accarezza l’erba”. Il protagonista Daniel Blake, “anziano e vedovo, è un uomo che fa un lavoro ‘antico’, niente virtualità: solo mani e sudore. Ha la parlata sincera e il cuore delicato. Troppo: e per il medico non può lavorare. Ma la spietata macchina burocratica dell’assistenza sanitaria pubblica non è d’accordo: ‘lavori’. Una burocrazia fredda, meccanica, sovrastante, che schiaccia l’individuo e annulla la dignità personale. Ma che non prevale sull’uomo quando questo resiste con la forza della sua testimonianza, capace così anche di trascendersi”, spiega don Milani. Quello offerto da Loach, conclude, è “un paradigma di lettura dei rapporti sociali che si può facilmente applicare ad altre vicende che scuotono l’Europa: una su tutte quella dei migranti”.

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